Se pensiamo all’anno 1950, cosa ci viene in mente?
Al cinema si guarda Cenerentola della Disney. Impazzano i dischi di Frak Sinatra. La moda propone ampie gonne fruscianti. Ma il 1950 ha rischiato di essere un anno molto diverso.
La trasformazione di Berlino nella futura capitale del “Grande Reich germanico’ doveva infatti concludersi alla fine di tutte le guerre proprio nel 1950 con una solenne cerimonia, durante la quale la città avrebbe assunto ufficialmente il nuovo nome di “Germania”. A coronamento del progetto, che coinvolgeva l’intera Berlino, sarebbe stata costruita la Grande Halle, un duomo di 320 m d’altezza, che avrebbe potuto contenere fino a 18O.000 persone.
Nel 1937 Hitler annunciò al congresso del partito: “I nostri edifici non sono da immaginare per l’anno 1940, così non per il duemila, ma come le cattedrali del nostro passato ergersi per migliaia di anni nel nostro futuro”.
Mussolini aveva in mente qualcosa di simile. Roma si sarebbe estesa sino al porto di Ostia , simile a quella che si può ammirare al quartiere dell E.U.R costruito proprio in epoca fascista
Lasciare un ricordo di sé e del proprio modo di vedere il mondo è un desiderio che si esprime in modi molto diversi. Lo si può fare costruendo un ospedale o una scuola o una casa. In che modo? Per quale fine?
Hitler si credeva un artista, un architetto, un politico, un capo militare, un dio in terra, destinato al regno millenario. In modo estremo ha rappresentato con la sua capitale prevista per il 1950 un atteggiamento che abbiamo trovato in modo brutale ma meno demoniaco in altri casi: le piramidi, i romani, Napoleone.
Nella nostra età liquida lo troviamo in modo farsesco e però anche tragico. Personaggi che si credono artisti, che costruiscono città fisiche e scenari mentali e fanno politica ci sono ancora oggi. E anche essi immaginano magari, se non proprio grandi capitali, almeno mausolei millenari per sé e per il proprio clan, perfino con scultori importanti come Cascella.
I grandi uomini sono quelli che hanno saputo lasciare un ricordo di sè non tanto nelle pietre, ma nella capacità di suscitare relazioni tra le persone.