Nel 1962 i Beatles pubblicavano il loro primo 45 giri e alla Casa Bianca c’era Kennedy. In quell’anno un giornale americano chiese ai propri lettori come immaginavano il libro dopo il Duemila. Ecco alcune risposte:
«I libri saranno venduti ovunque, anche dal benzinaio»
«Leggeremo microfilm per mancanza di spazio, guardando i libri su visori speciali in casa, con immagini e suoni: l’economia andrà bene, il lavoro diminuirà e riempiremo il tempo libero con i romanzi in movimento»
«Gli studiosi collegheranno le tv e studieranno archivi a Londra e Roma senza muoversi».
In quelle risposte non si coglievano timori per la fine della carta, nessuna Apocalisse culturale: piuttosto grandi attese.
Nel 1962 in Italia Nanni Balestrini pubblicava la prima poesia combinatoria scritta attraverso un algoritmo (Tape Mark). Nel 1967 Italo Calvino, nella conferenza «Cibernetica e fantasmi», disse: “Le macchine trasmetteranno cultura, e scriveranno romanzi. La letteratura cibernetica sarà la letteratura più vera, perché, prodotta da una macchina, renderà finalmente protagonista il lettore non l’autore”.
È molto ambiguo il futuro della scrittura per algoritmi. È importante però il contributo che gli algoritmi possono dare a quella che si chiama “fisica del linguaggio” (purché ci si ricordi che ogni fisica rimanda anche a una metafisica). È certo invece che la cultura non finirà in quanto tale, pur nelle sue trasformazioni.
“Quando Iliade ed Odissea non vennero più cantate ma trasmesse con le scritture inventata dapprima a Micene, non pochi si saranno lagnati della perdita di calore ai banchetti. E quando la pergamena contese il campo al papiro – i rotoli del Mar Morto usano entrambi i supporti, dopo una crisi delle esportazioni da Alessandria – la vecchia guardia avrà mugugnato… «La civiltà è perduta!». Ogni cambio di trasmissione culturale ci priva di qualcosa….
Il web non cancellerà l’informazione seria, gli e-book non oscureranno Lao Tzu, Dante e Shakespeare. Una ricerca prova che i lettori su Kindle, Nook e iPad leggono anche molti più libri di carta della media” (Riotta)
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