“Niente Perugia-Assisi. Andiamo nel cuore dei problemi del Medio Oriente”
ANSA – “Tutti a Gerusalemme”. Quest’anno non si terrà la tradizionale marcia della pace tra Perugia e Assisi: i pacifisti hanno deciso di puntare i riflettori sul “cuore dei problemi del Medio Oriente”, e andare nella Città Santa delle tre grandi religioni monoteiste. Lo annuncia Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, che riunisce le varie anime pacifiste di movimento, sottolineando – in una conferenza stampa oggi a Roma – che “non sarà una marcia, ma una serie di presenze in vari luoghi e città del paese, compresi gli insediamenti israeliani e quelli palestinesi”. Facendo base a Betlemme, il movimento si sposterà anche a Gerico, “il luogo più antico e più in basso della Terra”.
In circa 200 partiranno dall’Italia con un volo charter per poi unirsi agli attivisti locali e lavorare con loro alla consegna del messaggio di pace che, sottolinea Lotti, “vale anche per quanto sta
succedendo poco lontano, in Siria, e quanto si sta preparando per l’Iran: una nuova guerra, che qualcuno vorrebbe anche nucleare”.
Il periodo previsto per la trasferta in Israele e territori è dal 27 ottobre al 3 novembre prossimi. La scelta del luogo, per inciso, non è una novità assoluta: “Siamo già stati a Gerusalemme, nel 2009. Ma quest’anno ha un valore particolare”, dopo le crisi scoppiate in seguito alla Primavera Araba.
Quella in Medio Oriente non è l’unica iniziativa programmata dalla Tavola: si inizierà il 7
ottobre con marce a Forlì e tra Lodi e Crema, e si proseguirà con una biciclettata per la pace a Milano, il 14 ottobre.
I punti salienti della strategia di quest’anno del movimento pacifista, dice Lotti, sono la richiesta di “tagli alla spesa militare, e investimenti nelle aree di crisi; fermare la guerra in Afghanistan subito, con un risparmio di 1,5 mld di cui il 30% deve essere destinato a iniziative a favore della società civile afghana”. Ed ancora: “impedire la prossima guerra, quella che si sta preparando verso l’Iran e che Tel Aviv pensa di condurre anche con l’arma nucleare; fermare la tragedia siriana; bloccare o modificare la legge delega per la riforma dello strumento militare; iniziative di pressione sui media, con sit-in e manifestazioni, per convincerli a dare più informazione sulle crisi in atto: ad oggi il 51% degli italiani – conclude Lotti – non sa che in Afghanistan stiamo combattendo una guerra”.