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Non autosufficienza: in Toscana diversa capacità di presa in carico

11/06/2013 / Michele Francalanci / Arzillamente, Blog, Notizie
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In una scala tra 0 e 1 (dove 1 rappresenta il risultato migliore), quella grossetana è la zona-distretto con la maggiore capacità di presa in carico delle persone anziane non autosufficienti (punteggio di 0,80), seguita dalla Bassa Val di Cecina (0,78) e da altre tre zone (Valdinievole, Piana di Lucca e Pratese) con lo stesso punteggio di 0,72. Seguono Valdarno (0,66), Lunigiana (0,65), Pisana (0,60). Le zone meno performanti sono la Val di Chiana Senese (0,56) e Firenze, che chiude la classifica con lo 0,47. Questi alcuni dei risultati di una ricerca realizzata dalla Fnp-Cisl Toscana in collaborazione con la Fondazione Zancan, che ha misurato la capacità di risposta delle zone-distretto rispetto alla presa in carico delle persone anziane non autosufficienti.

L’indagine concentra l’attenzione su tre elementi: i Punti Insieme, che garantiscono l’accesso ai servizi; le Unità di valutazione multidisciplinare, che costituiscono il punto di accoglienza ed elaborazione della risposta al bisogno; i percorsi di presa in carico. La rilevazione, condotta fra ottobre 2012 e maggio 2013, ha focalizzato l’attenzione su 10 delle 34 zone-distretto della Toscana.
Per quanto riguarda i Punti insieme, la distribuzione varia da zona a zona: si va dal rapporto positivo di 659 anziani per ogni sportello nella Piana di Lucca agli 84.587 anziani della zona Pisana. A Firenze il valore supera le 10 mila persone. Differenze notevoli si registrano anche per le Umv, in termini di risorse professionali (medico di medicina generale, geriatra, neurologo, fisiatra, psichiatra) e di coinvolgimento dei familiari, sempre presenti in Bassa Val di Cecina, spesso nel Pratese, mai in Val di Nievole, Grossetana e Firenze.

Le risorse si concentrano in particolare sugli interventi residenziali (37,7 per cento) e su quelli domiciliari (45,8 per cento), molto meno su titoli d’acquisto e contributi economici (10,4 per cento) e su inserimenti semiresidenziali (6,5 per cento). Ma anche in questo caso esistono forti differenze: mentre nella zona Grossetana, in quella Pratese e nella Bassa Val di Cecina alla domiciliarità vengono destinate tra l’80 e il 90 per cento delle risorse, in quella di Firenze ci si ferma al 41 per cento.

Anche sul fronte dei percorsi di presa in carico si riscontra, infine, una forte eterogeneità. Un aspetto particolarmente critico riguarda la copertura oraria e settimanale dichiarata dalle zone, normalmente limitata agli orari ordinari di ufficio. Sembrano quindi mancare forme di risposta organizzata per le emergenze.

“In Toscana – commenta il segretario regionale della Fnp-Cisl, Mauro Scotti – nonostante le difficoltà di tipo economico, i tagli dei trasferimenti e l’azzeramento del Fondo nazionale, siamo riusciti a mantenere il Fondo regionale per la non autosufficienza, anche se è evidente che le risorse sono inadeguate a rispondere ai bisogni dei cittadini non autosufficienti. L’indagine, tuttavia, evidenzia che le performance sono migliorabili e che, a parità di risorse, è possibile fare qualche sforzo in più per migliorare la capacità di presa in carico”.

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