“Condurre un talk show in prima serata su una rete nazionale è come giocare in serie A: io ho rischiato tutto. E chi da casa critica e crede che sia facile – come tirare la palla in rete – non si rende conto del complesso equilibrio su cui poggia una diretta di tre ore.” Classe 1968, partenopeo, Corrado Formigli non ha tradito le aspettative dell’aretina Piazza Sant’Agostino, ieri sera, e ha tenuto banco nella serata conclusiva di Passioni Festival, prima edizione della kermesse dedicata alla cultura e all’approfondimento politico organizzata dal Coordinamento provinciale del PD, in collaborazione con l’Unione comunale e i Giovani Democratici.
Dopo il successo dello spettacolo Gaber se fosse Gaber dell’aretino Andrea Scanzi, oggi scrittore e giornalista per Il Fatto Quotidiano, e il faccia a faccia con Walter Veltroni, la tre giorni si è conclusa con due appuntamenti d’eccezione: il workshop di giornalismo di Mario Rodriguez, amministratore unico della MR & Associati Comunicazione Srl, e la serata con il conduttore di Piazzapulita, l’agorà politica di La7.

Corrado Formigli
al Passioni Festival
Aveva esordito con un “non sono un oratore, quindi aspetto le vostre domande”, ma alla fine due ore sono volate, tra aneddoti di vita vissuta e opinioni politiche. “Sognavo di fare il giornalista già a 7-8 anni. A 11 scrivevo reportage sul Sud America, senza esserci mai stato, ispirandomi ai racconti di Gianni Minà”. Da lì alle esperienze come inviato di guerra è solo un battito di ciglia: Formigli, con le sue parole, ci porta nei Territori Palestinesi, nella Jenin bombardata del 2002, con il ricordo del medico che ha rischiato la propria vita per salvare quella del giornalista e farlo uscire di nascosto dalla città durante il coprifuoco. E poi si torna indietro, alla missione in Serbia e Kosovo del 1999 (“Allora Mediaset investiva ancora sull’informazione”) passando per il reportage su Chernobyl: viaggi importanti, rischiosi, ma anche tanto “lavoro di strada”, sempre a fianco di Michele Santoro, nei lunghi anni di sodalizio professionale che li ha uniti dai tempi di Moby Dick fino ad AnnoZero. Per lui ha scoperto Carmen Consoli quando ancora non era altro che una ragazzina che cantava fuori da un locale, nella Sicilia che sognava un futuro diverso per le nuove generazioni. “Figuratevi che Michele mi rimproverò perché la ragazza era stonata. Questo per farvi capire come sia difficile trovare le storie giuste, da portare in tv.”
Poi, finalmente, la conduzione di una prima serata, con una squadra di giovani giornalisti, dai 21 ai 37 anni: “Molti di loro sono precari. E’ per questo che mi infastidiscono le critiche di Grillo contro i giornalisti: non sono tutti dei privilegiati.” Eh già, Grillo: Formigli ne parla più volte, riconoscendogli il merito di aver “obbligato” politici, opinione pubblica e mondo della comunicazione a parlare di tematiche che fino ad oggi erano rimaste fuori dalle prime pagine e dalle prime serate. Il conduttore di Piazzapulita è stata accusato più volte di essere pro-grillino, fino allo scorso settembre, quando ha mandato in onda l‘intervista “rubata” a Giovanni Favia, che costò al politico l’espulsione dal Movimento 5 Stelle. “Da allora mi accusano di essere servo del Pd o del Pdl. E Grillo mi chiama Vermigli. Ma io dai politici me ne tengo lontano, se posso. Un giornalista – conclude Formigli – deve lavorare con onestà: raccontare le cose così come sono, a rischio di deludere il pubblico che vorrebbe altro, e superando i propri preconcetti.”