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GMG, il Papa alla Comunità di Varginha: “la vera ricchezza sta nel cuore”

25/07/2013 / Redazione / Blog, GMG 2013, Notizie
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“Questa comunità di Varginha è nata da tanta fatica, dagli sforzi, dalle lacrime di innumerevoli persone. È sorta attorno al 1940 – dove prima c’era una discarica -, realizzata da immigrati degli Stati del Nord” del Brasile. “Ora conviviamo con la violenza, con il problema delle inondazioni, con l’indifferenza del potere politico. Indifferenza che sembra scomparsa appena si è saputa la notizia della sua visita”. Rangler e Joana sono due giovani sposi che vivono nella favela alla periferia di Rio, visitata oggi da Papa Francesco. Sono stati incaricati di rivolgere un saluto al Pontefice, descrivendogli la realtà in cui vivono e dove operano al servizio della popolazione locale. “Siamo cresciuti, abbiamo studiato, ci siamo fidanzati e sposati e ora, uniti da Dio in una sola carne, siamo parte dei giovani di questa comunità”. Rangler ha raccontato dei lavori che sono stati svolti di recente per portare un po’ di pulizia e di ordine alla favela. Quindi ha aggiunto: “In Papa Francesco vediamo colui che accoglie tutti, soprattutto gli emarginati dalla società e dal potere”. Rangler e la moglie si sono chiesti come mai sia stata scelta proprio Varginha per la visita del Papa, per poi fornire una loro risposta: “Forse perché siamo piccoli e poveri, dimenticati dai media. Ma tutte le periferie del mondo si ritrovano in questa sua attenzione per noi e nella sua testimonianza di amore”.

“Avrei voluto bussare a ogni porta, dire ‘buongiorno’, chiedere un bicchiere di acqua fresca, prendere un cafezinho”, “parlare come ad amici di casa, ascoltare il cuore di ciascuno, dei genitori, dei figli, dei nonni… Ma il Brasile è così grande” e “non è possibile bussare a tutte le porte. Allora ho scelto di venire qui, di fare visita alla vostra comunità che oggi rappresenta tutti i rioni del Brasile”. Con queste parole Papa Francesco ha portato il suo saluto agli abitanti della poverissima favela Varginha, alla periferia di Rio de Janeiro. Accolto calorosamente dalla popolazione, in una giornata piovosa e fredda, il Pontefice ha fatto un giro della favela stringendo centinaia di mani, prendendo in braccio e accarezzando diversi bambini. Ha fatto visita alla cappella del quartiere, dedicata a San Girolamo emiliani, patrono degli orfani e della gioventù abbandonata, fondata dai Padri Somaschi, che operano tra le famiglie della zona ed è quindi entrato in una piccola casa, raggiunta a piedi tra due ali di folla, dove ha incontrato una famiglia, con la quale ha sostato alcuni minuti.

Quindi il Pontefice ha rivolto un discorso alla popolazione di Varginha: “Fin dal primo momento in cui ho toccato la terra brasiliana e anche qui in mezzo a voi, mi sento accolto”, ha detto Jorge Mario Bergoglio. “Ed è importante saper accogliere”. “Lo dico perché quando siamo generosi nell’accogliere una persona e condividiamo qualcosa con lei – un po’ di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo – non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo. So bene che quando qualcuno che ha bisogno di mangiare bussa alla vostra porta, voi trovate sempre un modo di condividere il cibo; come dice il proverbio, si può sempre ‘aggiungere più acqua ai fagioli’! E voi lo fate con amore, mostrando che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nel cuore”.

“Il popolo brasiliano, in particolare le persone più semplici, può offrire al mondo una preziosa lezione di solidarietà, una parola spesso dimenticata o taciuta, perché scomoda”, “una parola che a volte suona addirittura come una parolaccia”. Poi un forte richiamo: “Vorrei fare appello a chi possiede più risorse, alle autorità pubbliche e a tutti gli uomini di buona volontà impegnati per la giustizia sociale: non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale. Nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo. Ognuno, secondo le proprie possibilità e responsabilità, sappia offrire il suo contributo per mettere fine a tante ingiustizie sociali”.

Secondo il Santo Padre “non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta a un mondo più abitabile, ma la cultura della solidarietà; vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo fratelli”. Il Papa ha incoraggiato “gli sforzi che la società brasiliana sta facendo per integrare tutte le parti del suo corpo, anche le più sofferenti e bisognose, attraverso la lotta contro la fame e la miseria”. Ma, a ricordato, “nessuno sforzo di pacificazione sarà duraturo, non ci saranno armonia e felicità per una società che ignora, che mette ai margini e che abbandona nella periferia una parte di se stessa”: “solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente”.

Papa Francesco ha quindi ricordato che la Chiesa “offre la sua collaborazione a ogni iniziativa che possa significare un vero sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo”. “Certamente – ha aggiunto – è necessario dare il pane a chi ha fame; è un atto di giustizia. Ma c’è anche una fame più profonda, la fame di una felicità che solo Dio può saziare. Non c’è né vera promozione del bene comune, né vero sviluppo dell’uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali che reggono una Nazione, i suoi beni immateriali. La vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale, che non si riduce a una semplice trasmissione di informazioni con lo scopo di produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere integrale della persona, anche della dimensione spirituale, essenziale per l’equilibrio umano e per una sana convivenza”; infine “la sicurezza, nella convinzione che la violenza può essere vinta solo a partire dal cambiamento del cuore umano. Qui, come in tutto il Brasile, ci sono tanti giovani. Voi, cari giovani, avete una particolare sensibilità contro le ingiustizie, ma spesso siete delusi da fatti che parlano di corruzione, da persone che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse. Anche a voi e a tutti ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà può cambiare, l’uomo può cambiare”.

Quindi ha aggiunto: “Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male, ma di vincerlo. La Chiesa vi accompagna, portandovi il bene prezioso della fede, di Gesù Cristo”. “Oggi a tutti voi, in particolare agli abitanti di questa comunità di Varginha dico: non siete soli, la Chiesa è con voi, il Papa è con voi. Porto ognuno di voi nel mio cuore e faccio mie le intenzioni che avete nell’intimo: i ringraziamenti per le gioie, le richieste di aiuto nelle difficoltà, il desiderio di consolazione nei momenti di dolore e di sofferenza. Tutto affido all’intercessione di Nostra Signora di Aparecida, Madre di tutti i poveri del Brasile”.

Fonte SIR

favela Varginha, giovani, Gmg, Papa Francesco, Rio

 

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