E’ stato collocato nell’atrio dell’ospedale San Donato di Arezzo il defibrillatore che il Cral dell’Azienda Usl 8 ha donato alla struttura ospedaliera aretina.
Il dispositivo salvavita è stato posizionato vicino al bar, all’interno di un’area dove ogni giorno transitano migliaia di persone.
Il 118 ha provveduto alla formazione dei numerosi operatori del Circolo ricreativo aziendale, della Asl e dei 15 baristi in servizio nella zona ristoro. L’iniziativa rientra all’interno del progetto “Arezzo Cuore”, un percorso di abilitazione all’uso del defibrillatore semiautomatico promosso dal Centro di formazione Etrusco in collaborazione con la Fondazione Cesalpino, la Fondazione Monnalisa e la Centrale Operativa 118 di Arezzo.
“In caso di arresto cardiaco – spiega Massimo Mandò, direttore generale del 118 di Arezzo – i tempi d’intervento sono così ristretti che nemmeno dentro un ospedale così grande si può essere certi di un’azione rapida. Averlo invece in un’area dove tutti lo vedono e sanno che c’è, è una vera conquista”.
IL CUORE E L’ARRESTO CARDIACO
L’arresto cardiaco porta alla morte in dieci minuti. L’unico modo per salvare queste persone è la defibrillazione precoce eseguita tramite un apparecchio semiautomatico che guida il soccorritore nelle manovre di soccorso. Fattore determinante è il tempo che trascorre dalla perdita di coscienza e la manovra di defibrillazione: infatti più minuti passano e minori sono le possibilità di recuperare il paziente. Inoltre più tempo trascorre e più danni cerebrali si instaurano. Se l’intervento di rianimazione avviene entro i primi 5 minuti dall’arresto cardiaco ci sono buone speranze di avere successo.
L’arresto cardiocircolatorio in media porta alla morte entro dieci minuti, ma già dopo 6/7 minuti provoca conseguenze.