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“Condividere per annunciare”. Nuova lettera pastorale dell’arcivescovo Fontana

02/09/2013 / Redazione / Notizie
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Quarta Lettera pastorale dell’arcivescovo Riccardo Fontana, «Mandati a portare il lieto annuncio». Al centro dell’attenzione il ruolo del sacerdote e la necessità di un «rinnovamento della nostra pastorale». Poi l’annuncio: presto al via la Visita pastorale. La presentazione, in anteprima, dal  numero 30 de La Voce di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, il fascicolo diocesano di Toscana Oggi.

Lettera pastoraleDa una parte «alcuni cambiamenti necessari», a partire dalla «necessità della conversione del cuore per la pastorale» e di un «percorso interiore per misurarsi con il nuovo»; dall’altra «la lunga crisi che la gente subisce» e che rende sempre più impellente, per i cristiani, «testimoniare la speranza, nella semplicità e nei giorni feriali». Di fronte a questa complessità il sacerdote, il cui ruolo specifico «è di essere esperto di Dio e della preghiera, uomo dell’ascolto del prossimo e della carità verso chi soffre» e da cui la gente si aspetta che sia «un Maestro della fede e “illuminatore” delle coscienze». Sono tanti fili da intrecciare, quelli indicati dall’arcivescovo Riccardo Fontana nella sua quarta Lettera pastorale alla diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che sarà presentata in occasione del Convegno pastorale della Verna. «Mandati a portare il lieto annunzio» è l’invito forte che il Presule lancia ad una Chiesa chiamata ad una «missione» tra i contemporanei della Terra d’Arezzo. «Occorre metterci nelle mani di Dio, quali “istrumenti della sua pace”, piuttosto che puntare su presunti “nemici”», evidenzia Fontana. «Di fronte alla secolarizzazione e al paganesimo che si insinua nel modo di ragionare del nostro tempo, pare poco utile lamentarci; occorrerà riavviare percorsi virtuosi di formazione e di cultura», prosegue l’Arcivescovo. Dall’altra parte occorre tornare anche a «valorizzare il sacerdozio, liberandolo per quanto possibile, da una sorta di onnipresenza nella vita della parrocchia».
In questo senso, la Lettera pastorale chiede di valorizzare tutti i ministeri dei laici.

Il cambiamento della mentalità comune che, almeno apparentemente, sembra sempre più «lontana da Dio» non può essere «nascosto». Nella diocesi e nelle parrocchie non mancano «difficoltà e diffidenze», ingenerate da questa condizione. «Quasi tutto quello che gli anziani avevano conosciuto come appartenente al mondo della Chiesa ha cambiato aspetto», evidenzia Fontana. Difficoltà che, «con la grazia di Dio, possono essere sublimate», diventando una vera e propria occasione per un «rinnovamento della nostra pastorale». A questo punto l’Arcivescovo si rivolge direttamente ai sacerdoti: «Cosa si chiede ai presbiteri? Di collaborare nel tempo e di guidare il processo di trasformazione». Fontana evidenzia come sia necessario avviare «appena possibile, tra le Parrocchie che iniziano a lavorare insieme, forti collegamenti unitari per la catechesi; almeno vi sia in ogni Area un gruppo liturgico, con frequenza settimanale; la caritas parrocchiale sia presente in tutte le Parrocchie, o aggregazioni, almeno quelle che hanno dai 4/5 mila abitanti in su. La questione degli Oratori non è più rimandabile, come pure un progetto di pastorale familiare condiviso».
In questo senso, per il Presule «con il tempo necessario» e «nel rispetto di tutti», «sarà opportuno avviare quelle forme di collaborazione che assicurino il miglior servizio possibile»; «le parrocchie che da sole assommano una grande quantità di fedeli, per esempio attorno a cinquemila e oltre, dovranno poter godere del ministero di più di un sacerdote e comunque sono chiamate a condividere, con i vicini della stessa Area Pastorale, progetti tra loro compatibili»; «le parrocchie che aggregano minore popolazione potranno contare su collaborazioni vicendevoli, per cui tutti i servizi saranno assicurati nell’Unità Pastorale, quasi che quest’ultima sia per loro una sorta di parrocchia più grande, con varie comunità, tutte da rispettare, ben collegate e unite tra loro».

È in particolare l’Unità pastorale la sfida con la quale la Chiesa aretina sarà chiamata a confrontarsi nei prossimi anni. Tre gli esempi che l’Arcivescovo propone, sulla scorta di esperienze positive sperimentante all’interno di altre diocesi italiane: quella di una «collaborazione pastorale organica tra parrocchie vicine», «promossa, configurata e riconosciuta istituzionalmente»; il caso di più comunità parrocchiali «che, pur conservando una propria autonomia giuridica ed economica, concordano e condividono le stesse scelte pastorali, o perché già unificate dalla presenza di un solo sacerdote-parroco, o per una collaborazione pastorale programmata e condivisa tra diversi sacerdoti, laici e consigli pastorali»; infine, l’esempio dell’Unità pastorale come «insieme delle diverse parrocchie che, pur mantenendo la loro identità, danno vita ad una pastorale unitaria di comunione e di corresponsabilità, orientata alla missione».
Nel testo della Lettera pastorale, Fontana annuncia l’imminente inizio della Visita pastorale. «Perché una visita pastorale? Il primo obiettivo è quello di incoraggiare con fede ciascuna delle persone che mi sono affidate, a cominciare dagli ultimi, nel cammino ecclesiale che il Signore chiede loro di fare. Desidero aiutare ogni comunità che sarà visitata a trovare la propria misura, nell’ambito dell’Area Pastorale propria, per avere parte nel “nuovo”» e per riproporre il Vangelo ai nostri contemporanei.

PER APPROFONDIRE:

  • Le lettere e i messaggi dell’arcivescovo Riccardo Fontana
  • Convegno diocesano a La Verna
  • Maturi nella fede, testimoni di umanità
  • Lettera ai giovani della diocesi

 

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