È la misericordia di Dio e non la giustizia umana a salvare il mondo: è quanto ha detto oggi Papa Francesco all’Angelus, rivolgendosi alle tantissime persone radunatesi in Piazza San Pietro nonostante la giornata piovosa. Il Papa ha ricordato anche il nuovo Beato argentino, il prete gaucho José Gabriel Brochero, che ha diffuso il Vangelo cavalcando una mula, e infine ha salutato i partecipanti alla Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, riuniti a Torino sul tema della famiglia.
Al centro della riflessione del Papa è stato il Vangelo del giorno con le tre parabole della misericordia: quella della pecora smarrita, della moneta perduta e del figlio “prodigo” e del figlio “che si crede giusto, che si crede santo”. Parabole che parlano della gioia di Dio. Ma qual è la gioia di Dio, ha chiesto il Papa:
“La gioia di Dio è perdonare! E’ la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella; la gioia di una donna che ritrova la sua moneta; è la gioia di un padre che riaccoglie a casa il figlio che si era perduto, era come morto ed è tornato in vita, è tornato a casa. Qui c’è tutto il Vangelo, qui, eh?, c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il Cristianesimo! Ma guardate che non è sentimento, non è ‘buonismo’! Al contrario, la misericordia è la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal ‘cancro’ che è il peccato, il male morale, il male spirituale. Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nel cuore e nella storia. Solo l’amore può fare questo, e questa è la gioia di Dio!”.
“Gesù – ha aggiunto il Papa – è tutto misericordia, tutto amore: è Dio fatto uomo”. E “ognuno di noi è quella pecora smarrita, quella moneta perduta; ognuno di noi è quel figlio che ha sciupato la propria libertà seguendo idoli falsi, miraggi di felicità, e ha perso tutto”:
“Ma Dio non ci dimentica, il Padre non ci abbandona mai. Ma, è un Padre paziente: ci aspetta sempre! Rispetta la nostra libertà, ma rimane sempre fedele. E quando ritorniamo a Lui, ci accoglie come figli, nella sua casa, perché non smette mai, neppure per un momento, di aspettarci, con amore. E il suo cuore è in festa per ogni figlio che ritorna. E’ in festa perché è gioia! Dio ha questa gioia, quando uno di noi, peccatore, viene da Lui e chiede il Suo perdono”.
Il pericolo – ha quindi proseguito – è presumere di essere giusti, giudicando gli altri. Ma in questo modo “giudichiamo anche Dio, perché pensiamo che dovrebbe castigare i peccatori, condannarli a morte, invece di perdonare”:
“Allora sì che rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre! Come quel fratello maggiore della parabola, che invece di essere contento perché suo fratello è tornato, si arrabbia con il padre che lo ha accolto e fa festa. Se nel nostro cuore non c’è la misericordia, la gioia del perdono, non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti, perché è l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti. E’ l’amore per Dio e per il prossimo che dà compimento a tutti i comandamenti. E questo è l’amore di Dio, la Sua gioia: perdonare. Ci aspetta sempre, eh? Forse qualcuno nel suo cuore ha qualcosa di pesante: ‘Ma ho fatto questo, ho fatto quello’ … Lui ti aspetta! Lui è padre: sempre ci aspetta!”.
Se noi viviamo secondo la legge “occhio per occhio, dente per dente” – ha osservato – “mai usciamo dalla spirale del male”:
“Il Maligno è furbo, e ci illude che con la nostra giustizia umana possiamo salvarci e salvare il mondo. In realtà, solo la giustizia di Dio ci può salvare! E la giustizia di Dio si è rivelata nella Croce: la Croce è il giudizio di Dio su tutti noi e su questo mondo. Ma come ci giudica Dio? Dando la vita per noi! Ecco l’atto supremo di giustizia che ha sconfitto una volta per tutte il Principe di questo mondo; e questo atto supremo di giustizia è proprio anche l’atto supremo di misericordia. Gesù ci chiama tutti a seguire questa strada: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36)”.