Almeno 23 persone sono rimaste uccise nell’attentato suicida compiuto ieri mattina nel quartiere sciita di Bir Hassan, nella zona sud di Beirut, in Libano, non lontano dall’ambasciata iraniana. I morti – riferiscono nei primi bilanci non ufficiali le agenzie libanesi – sono 23, e i feriti 146.Secondo l’esercito libanese, dapprima un kamikaze a bordo di una moto si è fatto saltare all’ingresso della sede diplomatica, apparentemente per aprire un varco. Poi un altro alla guida di un fuoristrada ha cercato di entrare, ma la vettura è esplosa senza che vi riuscisse.
L’ambasciata iraniana a Beirut, in un comunicato, ha negato di essere stata l’obiettivo dell’attacco. Ma tra le vittime dell’attentato, rivendicato da un gruppo jihadista libanese che si ritiene legato ad Al Qaida, le Brigate Abdullah Azzam, figura anche l’addetto culturale dell’ambasciata, Ibrahim Arsari. Nella stessa area, roccaforte del movimento sciita Hezbollah, jihadisti sunniti avevano già compiuto nei mesi scorsi attentati contro obiettivi sciiti.

Padre Paul Karam, dir. Pontificie Opere Missionarie in Libano
“Purtroppo – dichiara all’Agenzia Fides padre Paul Karam, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Libano – l’attentato di oggi non è un episodio isolato. La violenza settaria persegue uno scopo, vuole incendiare e destabilizzare tutto il Medio Oriente: adesso nel mirino ci sono soprattutto il Libano e l’Iraq. Per i loro disegni deliranti non hanno remore a uccidere i bambini che vanno a scuola, o gli adulti che vanno al lavoro o tornano a casa. Come cristiani partecipiamo al dolore del nostro popolo, e continuiamo a ripetere che in nessun modo simili atti di terrore possono cercare giustificazione con ragioni religiose”.
Come sottolinea l’Ansa, l’attentato è avvenuto mentre in Siria le forze governative, sostenute da Teheran e dalle milizie alleate del movimento sciita libanese Hezbollah, sono all’offensiva contro i ribelli. E la televisione di Damasco è sembrata puntare il dito contro l’Arabia Saudita e il Qatar, che sostengono i ribelli. “Un odore di petrodollari – ha affermato l’emittente – proviene da tutti gli atti terroristici contro la Siria, il Libano e l’Iraq”. Anche il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, che ieri ha incontrato a Roma il capo della Farnesina Emma Bonino, ha messo in relazione l’attacco di Beirut con il conflitto siriano: “Non credo sarà possibile fermare le tensioni alle frontiere siriane, è una tragedia di cui ci dobbiamo occupare”, ha affermato il capo della diplomazia di Teheran. Mentre il capo del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale iraniano, Ali Shamkhani, ha accusato Israele, affermando che l’attentato indica la “frustrazione del regime sionista e dei gruppi terroristici”. Il primo ministro libanese, Najib Miqati, ha chiamato alla moderazione tutte le fazioni del Paese, favorevoli o contrarie al regime di Damasco, affermando che qualche potenza straniera ha voluto “usare il Paese come una cassetta delle lettere” per inviare un messaggio.
L’attentato di ieri, avvenuto alla vigilia della ripresa delle trattative tra l’Iran e le potenze internazionali sul suo programma nucleare, in corso oggi a Ginevra, è stato condannato con fermezza sia dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, sia da Gran Bretagna e Francia. Mentre le condoglianze a nome dell’Italia sono state presentate direttamente dal ministro Bonino a Zarif.