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Giornata di solidarietà verso i Palestinesi, il messaggio di Caritas

29/11/2013 / Redazione / Blog, Terra Santa
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“Sono passati 65 anni da quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 181, ma ancora oggi il conflitto prosegue in assenza di risoluzioni permanenti sul campo. Temo che la soluzione dei due Stati sia ormai morta e tutti questi negoziati siano solo una grande illusione ed una perdita di tempo. Purtroppo i posti di blocco, i checkpoint, l’espansione degli insediamenti e la violenza, il muro di separazione, l’impossibilità di accedere ai terreni agricoli, a Gerusalemme e ai Luoghi Santi e l’umiliazione sono parte della nostra vita quotidiana. La situazione è ancora peggiore nella Striscia di Gaza, dove l’assedio è ancora più rigido e le ripercussioni fatali.”

Padre Raed Abusahliah, direttore di Caritas Gerusalemme

Padre Raed Abusahliah,
direttore di Caritas Gerusalemme

Inizia così, dipingendo un quadro tetro, ma purtroppo estremamente realistico, la lettera aperta che il direttore generale di Caritas Gerusalemme, padre Raed Abusahlia, ha inviato ad amici e sostenitori dell’ente in occasione della Giornata internazionale di solidarietà verso il popolo palestinese, che si celebra il 29 novembre, ogni anno dal 1977, quando venne istituita dall’Assemblea Generale dell’Onu con la Risoluzione 32/40. Una data significativa, quella del 29 novembre, e non casuale: in quella stessa data, nel 1947, con la più celebre Risoluzione 181, l’Assemblea decise la spartizione della Palestina in due Stati: uno ebraico ed uno arabo, con Gerusalemme come corpus separatum sotto uno speciale regime internazionale. Di quei due Stati, ad oggi, ne è nato solo uno, Israele.

Un anno fa, in occasione di questa data simbolica, l’Assemblea Generale dell’Onu ha riconosciuto la Palestina come Stato osservatore non-membro alle Nazioni Unite, con un ampio consenso: 138 favorevoli, 9 contrari e 41 astenuti. Una svolta storica con cui la Palestina venne riconosciuta ufficialmente come uno Stato autonomo dalla comunità internazionale.

Ma oggi? Qual’è la quotidianità del popolo palestinese, al di là dei seppur importanti riconoscimenti simbolici? Padre Raed mette tutto nero su bianco: realtà, disillusioni, preghiere e speranze.

“Noi di Caritas Gerusalemme siamo testimoni delle disastrose conseguenze provocate dal vivere giorno dopo giorno sotto un trattamento tanto ingiusto ed iniquo. Noi vediamo i suoi deleteri effetti sulla popolazione in generale ed in particolare sui giovani. Vogliamo che i nostri giovani abbiano un domani migliore ed un futuro più luminoso. Vogliamo che abbiano una vita in pace, in cui possano sviluppare competenze, educazione ed energie per il bene del loro Paese e per le generazioni a venire.

Tuttavia, crediamo che non ci sia soluzione militare al conflitto e non ci sia forza che possa controllare la volontà di una nazione che chiede la libertà, e non ci sia nessuno al mondo che possa accettare di vivere per sempre sotto occupazione.
Pertanto, questa occupazione deve arrivare al più presto ad una fine, una volta per tutte, e non solo per il bene del popolo palestinese, ma anche per il futuro di Israele e degli Israeliani.

Quando la calma, la tranquillità e la pace regneranno su questa regione, avremmo pace a Gerusalemme, pace nella Terra Santa e pace nel mondo. Così, la Terra Santa diventerà il paradiso del mondo intero. Infatti la pace è il più grande dono e benedizione che il mondo e il Signore possano dare alla Terra Santa.

Noi di Caritas Gerusalemme crediamo che queste problematiche possano risolversi solo attraverso negoziati diretti; non riuscendo a superare la sfiducia, condanniamo le future generazioni di Palestinesi ed Israeliani ad altri conflitti ed ulteriori sofferenze.
Vediamo, in questa Giornata Internazionale, di riaffermare il nostro impegno a tradurre la solidarietà in azioni positive.
In questo giorno di Solidarietà, noi desideriamo niente meno che la giustizia, la pace e il riconoscimento dei diritti inalienabili del popolo palestinese; una reale riconciliazione tra i due popoli e le tre religioni che vivono in Israele.”

Ban ki moon

Il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon

Fa eco il messaggio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon: “Invito tutta la comunità internazionale a sostenere l’ambizioso tentativo di realizzare l’obiettivo di due Stati”, “basato sui confini del 67” che viva “fianco a fianco in pace” con uno Stato di Israele sicuro. “Tutte le parti – scrive Ban Ki-moon – devono agire in modo responsabile ed astenersi da azioni che vadano a minare le prospettive di successo dei negoziati” in corso. Secondo il Segretario generale dell’Onu, la situazione sul campo è “sempre più pericolosa”. La politica di nuovi insediamenti portata avanti da Israele “continua e rimane una fonte di gravissima preoccupazione”. Ogni attività in tal senso “in Cisgiordania e a Gerusalemme Est deve cessare”. Anche la situazione a Gaza “resta una fonte di grave preoccupazione”. Il numero uno del Palazzo di Vetro condanna “ogni lancio di razzi su Israele, così come la costruzione di gallerie sotterranee “da parte dei miliziani” palestinesi.

In occasione della ricorrenza, com’è ormai tradizione, Pax Christi Italia organizza un convegno per celebrare la Giornata internazionale di solidarietà col popolo palestinese: domani a Verona si terrà la manifestazione “Artists to resist“, dedicata a tutte le forme espressive della cultura palestinese, dalla poesia al teatro, dall’architettura alla musica. Appuntamento al Teatro Stimate a partire dalle 9.00 fino a tarda sera.

 

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