Sono circa 10 mila i palestinesi della Striscia di Gaza costretti ad abbandonare nei giorni scorsi le proprie abitazioni a causa di una ondata eccezionale di maltempo che ha provocato estesi allagamenti. Questa la valutazione aggiornata resa nota dall’Ocha, la agenzia delle Nazioni Unite per il coordinamento delle questioni umanitarie. L’Onu ha proclamato lo stato di calamità naturale: il livello dell’acqua, in alcuni punti, ha raggiunto i due metri di altezza. Un centinaio di persone sono rimaste ferite a causa di crolli e altri incidenti causati dal maltempo. I soccorritori sono tuttora al lavoro per raggiungere con barche a remi i residenti intrappolati. Nei giorni scorsi gli sfollati hanno trovato riparo negli istituti scolastici. Domenica la centrale elettrica di Gaza ha ripreso le attività.

Foto Mahmud Hams/AFP/Getty Images
Passata l’eccezionale ondata di maltempo – la più grave nella regione da decenni – a Gaza si cominciano a valutare i danni, che risultano ingenti. Il bilancio delle vittime in quattro giorni di bufera è salito a 5, con la morte per asfissia di un giovane che aveva acceso un falò in casa per riscaldarsi. Le squadre di soccorso sono impegnate nel tentativo di rendere agibile il porto di Gaza, gravemente danneggiato da una mareggiata. La pesca – da cui dipendono mille famiglie – resta bloccata.
Su richiesta di agenzie internazionali di soccorso, negli ultimi giorni Israele ha fatto pervenire nella Striscia di Gaza aiuti umanitari per alleviare le condizioni di vita della popolazione duramente colpita da una ondata di maltempo. Questi aiuti sono destinati a proseguire anche nei prossimi giorni e, ha precisato il portavoce militare, sono coordinati con l’Autorità Nazionale Palestinese.

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La tempesta invernale, chiamata Alexa, ha colpito l’intera regione. Nei giorni della tempesta, in Cisgiordania sono crollate almeno 45 linee elettriche e circa il 60% della popolazione è rimasta isolata. Anche a Gerusalemme, coperta da più di mezzo metro di neve, diversi quartieri sono rimasti senza elettricità. La zona più colpita è stata però la Striscia di Gaza, dove mancano infrastrutture adeguate e dove, a causa del blocco attuato da Israele ed Egitto, mancano il combustibile per proteggersi dal freddo, qualsiasi tipo di materiale da costruzione e beni di prima necessità.
La poca elettricità che viene da Israele e dall’Egitto permette una distribuzione di energia di appena tre ore al giorno. Ci sono stati numerosi danni anche al sistema fognario, per cui la situazione è critica anche dal punto di vista sanitario. Secondo i funzionari dell’agenzia ONU la situazione più drammatica è quella dei rifugiati palestinesi nel campo profughi di Jabaliya, quattro chilometri a nord della città di Gaza.
Fonte: Ansa e Reuters
Foto in evidenza: Mahmud Hams/AFP/Getty Images