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Raid israeliani su Gaza, muore bambina di tre anni. Sale la tensione

26/12/2013 / Redazione / Blog, Terra Santa
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Un Natale tutt’altro che sereno, quello del Medio Oriente, segnato da un’escalation di violenza nella Striscia di Gaza. A farne le spese, come sempre, sono gli innocenti. In questo caso Hala Abou Sabikha: una bambina palestinese di appena tre anni, rimasta vittima di uno dei sedici raid israeliani che il 24 dicembre hanno colpito la Striscia. Stava giocando fuori casa, nel campo profughi di Maghazi, quando è stata colpita dal bombardamento. Feriti anche la madre, il fratello ed altri familiari, secondo le agenzie straniere.

I raid sono stata la risposta all’uccisione di un civile dell’esercito israeliano, un manovale, colpito da un cecchino di Hamas, il movimento islamista che dal 2007 governa la Striscia di Gaza. Si chiamava Salah Abu Lati, aveva 22 anni ed era originario di Rahat, nel sud del Paese: stava lavorando alla recinzione della Striscia quando è stato colpito da un proiettile al petto.

Subito dopo la morte del 22enne, il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva dichiarato: “Questo è un incidente molto grave e non resterà senza risposta”. “La nostra politica è sempre stata quella di sventare gli attacchi e rispondere ad essi con forza. Faremo così anche in questo caso”. Il ministro della difesa israeliano, Moshe Yaalon, aveva aggiunto: “Se non c’è pace in Israele, non ci sarà pace a Gaza”.

E così è stato. Oltre alla morte della bambina di tre anni, non si sa ancora il numero esatto di feriti dopo i sedici raid dell’IDF (Israel Defence Forces). Si tratta del momento più critico dal cessate-il-fuoco siglato da Israele ed Hamas poco più di un anno fa, a termine dei terribili otto giorni di bombardamento che nel novembre 2012 hanno distrutto per l’ennesima volta la Striscia di Gaza. Una crisi che arriva in un momento particolarmente delicato, colpendo in pieno il tortuoso percorso dei negoziati di pace israelo-palestinesi. Il negoziatore capo dell’Olp (l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina) Saeb Erekat ha definito il raid israeliano un “regalo di Natale criminale”.

I dettagli sugli attacchi sono stati dati all’agenzia stampa Ma’an da un portavoce del ministero della Salute di Gaza, Ashraf al-Kidra, il quale ha aggiunto che ci sono anche dieci feriti. Le forze israeliane, prosegue l’agenzia Ma’an, hanno condotto dei bombardamenti anche su Khan Yunis e al-Atatra.

Israele ha dislocato nel Neghev batterie anti-razzi “Iron Dome” in seguito alla fiammata di violenze divampata lungo la linea di confine con Gaza. La popolazione ha avuto ordine di tenersi vicina a rifugi o a stanze protette. Il ministro della Difesa, Moshe Yaalon ha inoltre ordinato la chiusura a tempo indeterminato del valico di Kerem Shalom, principale punto di transito merci fra Gaza ed Israele.

Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon ha invitato alla calma. “È essenziale mantenere l’accordo di pace del novembre 2012”, ha dichiarato.

Intanto si avvicina la data di rilascio del terzo gruppo di prigionieri palestinesi, previsto per la prossima settimana dalle trattative di pace mediate dal Segretario di Stato Usa John Kerry. Ma alla luce delle nuove tensioni, alcuni ministri israeliani, convocati ieri dal premier Netanyahu, esigono il rinvio della liberazione. Nei giorni scorsi, un funzionario ha riferito che il governo israeliano “annuncerà nuove costruzioni in Cisgiordania e Gerusalemme Est in concomitanza con il rilascio di un terzo gruppo di prigionieri palestinesi”.

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