Papa Francesco torna a guardare al Medio Oriente, invocando la pace per i tanti conflitti che lo stanno devastando, acuiti dall’infinito esodo delle comunità cristiane. L’occasione è il discorso ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, che il Pontefice ha ricevuto lunedì 13 gennaio presso la Sala Regia del Palazzo apostolico. Nelle stesse ore in cui in Israele si celebravano i funerali dell’ex premier Ariel Sharon ed in vista del tanto atteso pellegrinaggio di Bergoglio in Terra Santa, in calendario dal 24 al 26 maggio, Francesco giudica “positivo che siano ripresi i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi” e auspica che “le Parti siano determinate ad assumere, con il sostegno della Comunità internazionale, decisioni coraggiose per trovare una soluzione giusta e duratura ad un conflitto la cui fine si rivela sempre più necessaria e urgente“.

Il discorso di Papa Francesco
al Corpo diplomatico
Continuando a sperare nella conclusione della guerra in Siria, il Santo Padre ha ricordato la giornata di preghiera e digiuno dello scorso settembre, ringraziando quanti si sono associati all’iniziativa. “Occorre ora una rinnovata volontà politica comune per porre fine al conflitto. In tale prospettiva, auspico che la Conferenza “Ginevra 2”, convocata per il 22 gennaio prossimo, segni l’inizio del desiderato cammino di pacificazione. Nello stesso tempo – sottolinea Papa Francesco – è imprescindibile il pieno rispetto del diritto umanitario. Non si può accettare che venga colpita la popolazione civile inerme, soprattutto i bambini.” A questo proposito, il Pontefice è tornato a ringraziare quei Paesi, soprattutto Libano e Giordania, che “con generosità hanno accolto nel proprio territorio i numerosi profughi siriani.”
Lo sguardo del Pontefice si è poi rivolto “con preoccupazione” alle “tensioni che in diversi modi colpiscono” il Medio Oriente, in particolar modo al “protrarsi delle difficoltà politiche in Libano“, per il quale Bergoglio auspica una “rinnovata collaborazione fra le diverse istanze della società civile e le forze politiche” per “evitare l’acuirsi di contrasti che possono minare la stabilità del Paese”. E poi l’Egitto, “bisognoso di una ritrovata concordia sociale, come pure all’Iraq, che stenta a giungere all’auspicata pace e stabilità”.Rilevando i progressi sulla questione nucleare tra Iran e il Gruppo 5+1, il Pontefice dichiara che “ovunque la via per risolvere le problematiche aperte deve essere quella diplomatica del dialogo“.