Esattamente sei mesi fa, il 29 luglio 2013, il gesuita islamologo romano padre Paolo Dall’Oglio veniva rapito a Raqqa, città della Siria controllata dalle milizie islamiste dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL). Da allora del religioso italiano non si sono avute più notizie. A sei mesi dal rapimento, in diverse città del mondo sono state annunciate messe e veglie di preghiera per invocare dal Signore il dono della sua liberazione, insieme a quella degli altri rapiti del Paese arabo dilaniato dal conflitto.
A Milano, presso la Chiesa di San Fedele dei gesuiti, sarà celebrata una messa questa sera alle 19.30. In contemporanea, anche a Roma verrà celebrata una messa per padre Paolo, nella chiesa di San Giuseppe.
Iniziative analoghe si svolgeranno anche a Beirut, Berlino, Bruxelles, Doha, Dubai, Ginevra, Grenoble, Montreal, Parigi, Londra e in molte altre città sparse per il mondo. A promuovere la rete di liturgie e veglie di intercessione per la liberazione di Abuna Dall’Oglio sono stati in particolare i suoi amici della comunità monastica di al Khalil – avviata dal gesuita romano nel monastero siriano di Deir Mar Musa – che di recente avevano iniziato a Suleymanyah, nel Kurdistan iracheno, la fondazione monastica di Deir Maryam el Aadhra. “Siamo come una di quelle tante famiglie siriane o irachene che soffrono dall’assenza di una persona cara” scrivono i monaci e le monache della Comunità, in un messaggio pervenuto all’Agenzia Fides, dove aggiungono che alle messe e alle veglie “porteremo ritratti di Paolo e di altri detenuti, leggeremo estratti dai suoi testi e condivideremo la speranza di rivederlo presto con noi. Lo spirito della manifestazione è spirituale e umano, piuttosto che politico”.
Più prettamente politica è invece la conferenza convocata, sempre oggi, mercoledì 29 gennaio, alle 13, presso la Camera dei Deputati, a Roma, su iniziativa dell’associazione Articolo 21, per “richiamare l’attenzione della stampa” su “alcune delle emergenze poste dalla tragedia siriana”: “pulizia etnica, torture, sparizioni, punizioni collettive, fino alla privazione del cibo per mesi a campi profughi e quartieri, uso di armi chimiche e di barili bomba, attacchi missilistici contro scuole e ospedali, assedi di città o quartieri, bambini abbandonati e da anni privi di istruzione, fuga disperata e in massa dal paese, prostituzione, sfruttamento minorile, distruzione dei catasti e delle anagrafi, industria del sequestro di cittadini siriani e non, di religiosi, di giornalisti siriani e stranieri, di operatori umanitari, violazione della libertà di culto, profanazione e bombardamento di luoghi sacri, devastazione del patrimonio archeologico”.
Alla conferenza, a cui sono stati invitati esponenti delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, interverranno giornalisti e portavoce di varie associazioni nazionali ed internazionali.
Fonti: Agenzia Fides e Articolo 21