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“Il prodigio si ripete: ancora una volta Arezzo si fa pellegrina”

15/02/2014 / Redazione / Featured, Notizie
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“Ripetendo il gesto antico dei padri, siete saliti in Duomo per venerare la Madonna del Conforto. Ancora una volta Arezzo si fa pellegrina.” Con queste parole mons. Riccardo Fontana si è rivolto ai fedeli riuniti in Cattedrale per la Messa stazionale, che segna un altro momento chiave dei festeggiamenti per la Madonna del Conforto. “Il più grande prodigio che la Madonna fece nel lontano 1796 lo ripete ogni anno: far tornare gli Aretini in chiesa. Ed anche oggi siamo testimoni di questa folla che sale alla Chiesa madre. Il motivo di questa antica devozione è semplice: la Madonna è il progetto di Dio perfettamente realizzato – spiega il presule. “Porsi di fronte all’immagine della madre di Cristo attira il pensiero e muove le coscienze ad una riflessione preziosa per ogni persona, ma anche per la nostra Chiesa diocesana: la nostra vita quanto assomiglia al buon esempio che ci ha dato la Madonna? Non bastano gli intenti dell’anima. Come sei tu? Come sono io? Ed insieme, a questa città e a questa Diocesi così popolosa, che esempio diamo? E’ quello di Maria o c’è ancora qualcosa da aggiustare?”. Questo l’interrogativo che Fontana rivolge ai fedeli presenti, e a quelli che seguono la celebrazione da casa, grazie alla diretta di TSD.

Prendendo l’esempio del rapporto tra la Madonna e suo Figlio, Gesù Cristo, l’Arcivescovo sottolinea la similitudine tra il rapporto di genitorialità e quello che lega la Chiesa ai suoi figli. “C’è un momento in cui si smette di essere figli e figlie? Voglio pensare ai ventenni, ai trentenni, che non hanno bisogno del giudizio, ma di poter contare sui genitori.

L'omelia di mons. Riccardo Fontana

L’omelia di mons. Riccardo Fontana

Il medesimo tema vale per la Chiesa – spiega Fontana – che non serve a granchè se giudica e spara sentenze. C’è bisogno che stia accanto a chi è nel bisogno, nell’incertezza, non solo materiale. C’è la fragilità di una generazione intera che ti chiede di starle accanto. E questa Chiesa, stasera, contemplando la Madonna del Conforto, vuole promettere di avere la dignità di stare accanto alla gente.”

Lo stesso rapporto duraturo tra genitori e figli vale anche al contrario: “E’ giusto che, quando i genitori, ormai anziani, non sono più in grado di fare, vengano indicati ai più piccoli come testimoni, coloro da cui è venuta la tua storia ancora prima che tu lo sapessi. Dignità e fortezza ci insegna la Madonna del Conforto questa sera.”

Ad essa il presule rivolge la sua preghiera, chiedendo “una Chiesa aperta, dove ci siano ragazzi pronti a far proprio il Vangelo, dove la scelta di vita – il matrimonio o la vita consacrata – non si rimandi all’infinito, ma si aiutino i giovani a dare la buona testimonianza di Cristo.”

Si rivolge allora agli Aretini: “Dove si vede un popolo di cristiani? Nella solidarietà concreta, tra di noi. Almeno stasera la Madonna ci aiuti a sognare una città che può diventare migliore.” E conclude: “Questo sia il tempo della preghiera, ma anche della ricerca della pace. La tua comunione cominci qui, ma prosegua a casa: mettendo d’accordo le diverse generazioni, i membri della stessa famiglia. Sarà un omaggio migliore dei fiori e degli incensi, se torneremo a casa con il sapore del Vangelo.”

 

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