La giornata aretina del sociologo Zygmunt Bauman ha avuto il suo momento centrale nella lezione presso il Campus universitario del Pionta, di fronte a centinaia di studenti. “Stiamo vivendo un periodo di ‘interregno’ – ha detto il Sociologo, facendo riferimento alla teoria di Gramsci – non di transizione”. Sappiamo da dove siamo partiti ma non dove arriveremo.
“Oggi, gli stati nazionali non sono più autosufficienti. Quello che accade ad Arezzo può influenzare quanto succede in Nuova Zelanda. Siamo in una situazione in cui potere e politica non sono più la stessa cosa. La politica non è più in grado di rispondere alle esigenze del cittadino. Quest’utlimo è chiamato a provvedere da solo a problemi che riguardano l’intera società. Tutto ciò, da una parte crea malcontento e sfiducia nei confronti delle istituzioni, dall’altra si traduce nella ricerca di nuove forme di impegno politico”.PROTESTA E RESISTENZA – Gli esempi sono i tanti movimenti spontanei sullo stile di Occupy Wall Street. “Le spinte al cambiamento ci sono, ma non si sono tradotte in nulla di concreto. Televisioni e giornali hanno parlato a lungo di Occupy Wall Street. L’unica forza a non aver prestato affatto attenzione a questo movimento è però stata proprio la Borsa di Wall street. Non è cambiato nulla. C’è stata resistenza al cambiamento”.
ORIZZONTI FUTURI – Non per questo il sistema è immune a modifiche. “Ci sono delle fragilità”, ha spiegato Bauman. Il sistema finanziario oggi è incentrato su un’economia virtuale, in cui non si creano cose ma si spostano soltanto capitali. Non c’è più industria, c’è soltanto speculazione. “Ma non potrà continuare così a lungo, – ha detto – anche se ancora la dinamica risulta dai contorni imprevedibili. “Piccole comunità, come quella aretina, potrebbero essere nuclei da cui ripartire”, ha affermato il sociologo.