E’ Settimana Santa anche a Gerusalemme: le celebrazioni per la Pasqua cristiana sono iniziate anche nella Città Santa, ieri, con la Domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Circa 20mila fedeli guidati dal Patriarca Latino di Gerusalemme Fouad Twal hanno compiuto la festosa processione dal Santuario di Betfage fino alla Chiesa di Sant’Anna, all’ingresso della Città Vecchia.
Processioni si sono svolte anche a Ramallah, Betlemme, Taybeh e in altre città dei Territori Palestinesi. Purtroppo, come ogni anno, moltissimi fedeli delle comunità cristiane non hanno potuto raggiungere i luoghi di culto a causa delle restrizioni imposte dall’occupazione israeliana.
La situazione in Medio Oriente è sempre più tesa: proprio ieri mattina si sono registrati scontri tra palestinesi e polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee, nel cuore di Gerusalemme. Secondo le forze dell’ordine, la protesta è stata innescata dall’autorizzazione concessa a persone di religione non islamica ad entrare nel sito, considerato sacro dai musulmani, ma anche dagli ebrei.
Gli scontri si inseriscono sulla scia di giornate particolarmente significative per il futuro dell’area. L’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha ratificato le quattro Convenzioni di Ginevra ed il Protocollo addizionale, considerati testi fondamentali in materia di diritto umanitario internazionale. L’adesione, dall’alto valore politico e simbolico a livello internazionale, è tanto più importante tenuto conto che la IV Convenzione – spesso citata dall’Anp nei confronti di Israele – sancisce gli obblighi sulla protezione dei civili in caso di occupazione e dà basi legali alla loro opposizione alle colonie israeliane nei Territori occupati. Tra i trattati siglati ci sono la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e consolari, quella sui diritti del fanciullo, la Convenzione contro la tortura e una contro la corruzione.
A tal proposito Antonio Ferrari, analista di politica internazionale del Corriere della Sera, intervistato da Radio Vaticana, sottolinea come adesso lo scontro tra le due parti si sia spostato sul “campo freddo” della diplomazia e del riconoscimento dei diritti. “E’ questo il terreno più scivoloso per Israele – spiega Ferrari – perché si tratta di adesioni e di ratifiche che coinvolgono tutta la comunità internazionale e quindi per l’attuale governo di Israele sarà difficile, da una parte, accettare, ma anche, dall’altra, dire di no”. “Chissà – conclude l’analista – che possa essere non un ostacolo, ma l’opportunità di una svolta positiva”.
Foto in evidenza: Andres Bergamini