Immediata sospensione dei negoziati di pace con l’Autorità Nazionale Palestinese: questa la decisione del governo israeliano a seguito della riconciliazione tra Fatah e Hamas, i due movimenti politici palestinesi che governano rispettivamente la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. In una una ristretta riunione del governo, tenutasi giovedì pomeriggio e durata sei ore, è stato “deciso all’unanimità che l’esecutivo non condurrà trattative con un governo palestinese che si appoggi su Hamas, una organizzazione terroristica che predica la distruzione di Israele”, come riporta il comunicato ufficiale diffuso da Tel Aviv. “Inoltre – si legge – Israele reagirà con una serie di azioni alle misure unilaterali dell’Autorità palestinese”, facendo riferimento a probabili sanzioni economiche.
“Chi sceglie il terrorismo di Hamas non vuole la pace” ha commentato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Ciò che è accaduto è un grande rovescio per la pace” ha ribadito.

La delegazione dell’Olp in visita al Patriarcato
Come riferisce il Sir, sempre giovedì una delegazione dell’Autorità palestinese si è recata al Patriarcato latino di Gerusalemme per porgere gli auguri pasquali. Secondo quanto riferito dal Patriarcato, durante l’incontro si è parlato della visita di Papa Francesco, in maggio, “sotto una angolatura più politica”. È poi stato menzionato l’accordo di riconciliazione firmato tra l’Olp e Hamas, motivo di speranza per il presidente palestinese Mahmoud Abbas che, secondo il suo portavoce, “ha scelto la pace e l’unità del popolo palestinese”. Lo stesso ha poi aggiunto: “Riunire il popolo palestinese fa progredire la pace e non c’è contraddizione tra la riconciliazione e i negoziati”. Monsignor William Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina, ha salutato l’iniziativa e formulato auguri di successo per la formazione di un futuro governo: “Sia, questo, uno stimolo a che la festa di Pasqua non interrompa i processi politici, e a far sì che i cristiani, forti della gioia di questi ultimi giorni, non cessino di cercare l’unità ogni giorno e in ogni momento”.
“Proprio la divisione tra i palestinesi era un fattore che indeboliva il processo di pace. Tutto il mondo pensava: i palestinesi con quale forza possono partecipare al processo di pace, se sono divisi tra di loro?” sottolinea, in una nota all’agenzia Fides, padre Raed Abusahlia, direttore generale di Caritas Gerusalemme. “Solo una politica imperiale – prosegue il sacerdote – poteva pensare di imporre una pacificazione di facciata tagliando fuori Hamas e la popolazione di Gaza, dopo il disastro provocato in quel territorio che è diventato una prigione a cielo aperto, segnata dalla povertà, dalla mancanza di acqua e elettricità. dall’inquinamento e dal le incursioni militari israeliane”. Secondo il direttore di Caritas Gerusalemme, “il cammino per raggiungere l’effettiva riconciliazione sarà lungo e difficile. Andrà accompagnato e verificato passo dopo passo”. A giudizio di padre Abusahlia, occorrerà accettare il responso delle urne anche per quanto riguarda i voti che verranno raccolti da Hamas.
A differenza degli Stati Uniti, che hanno definito la riconciliazione una “delusione”, l’Unione Europea ha accolto con favore l’accordo palestinese, sottolineando tuttavia che al momento i negoziati di pace tra Israele e Palestina restano la priorità. E’ stato inoltre ricordato che l’Ue ha ripetutamente insistito per una “riconciliazione palestinese sotto il presidente Mahmoud Abbas, come elemento fondante per l’unita’ di un futuro Stato palestinese”.