“Condurre l’attività aziendale secondo criteri di sana e prudente gestione e di individuare le iniziative necessarie per il superamento della grave crisi aziendale”: questo il compito della Procedura di amministrazione straordinaria, che “opera sotto la supervisione di Banca d’Italia”. A riportarlo è il comunicato ufficiale diffuso da Banca Etruria, che confermare la notizia – tanto inaspettata quanto negativa – del commissariamento dell’istituto di Via Calamandrei.
“La proposta di amministrazione straordinaria – spiega nella nota stampa la nuova gestione della Popolare – è stata formulata a seguito delle prime risultanze degli accertamenti ispettivi, avviati dalla Banca d’Italia e tuttora in corso, che hanno fatto emergere gravi perdite del patrimonio, dovute alle consistenti rettifiche sul portafoglio crediti.”
Che la situazione fosse grave era cosa ben nota, così come il fatto che l’ultimo anno, affidato alla gestione di Lorenzo Rosi e del nuovo consiglio di amministrazione, non avesse portato i frutti sperati. Ben pochi, tuttavia, avrebbero potuto ipotizzare come realistico lo scenario attuale: l’amministrazione straordinaria rappresenta infatti la “soluzione” peggiore per un istituto bancario che fa del radicamento sul territorio la propria forza, e viceversa. Soprattutto se si sta ancora faticando per uscire dalla crisi e dare nuovo respiro all’economia locale. La perdita de facto della banca aretina per eccellenza è dunque un duro colpo per il tessuto economico, sociale e culturale dell’Aretino.
Come prevede la procedura, è stato il Ministero dell’Economia, con Decreto n. 45 del 10.2.2015, a disporre, su proposta della Banca d’Italia, lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio. Con provvedimento della Banca d’Italia sono stati dunque nominati gli Organi straordinari, insediatisi oggi, mentre il Cda di Rosi era riunito per approvare il bilancio di previsione 2014. I commissari straordinari sono Riccardo Sora e Antonio Pironti; del Comitato di sorveglianza fanno parte inoltre Paola Leone, Silvio Martuccelli e Gaetano Maria Giovanni Presti.
Immediate, anche se purtroppo fini a se stesse, le reazioni del mondo politico aretino, a partire da Stefano Gasperini: “Il Comune di Arezzo segue con apprensione l’evoluzione della vicenda di Banca Etruria”, dichiara il pro sindaco del capoluogo, ribadendo che le priorità della comunità aretina sono “garantire l’occupazione agli addetti dell’istituto e il sostegno al sistema economico locale.”
Priorità che rilancia anche il resto del Pd aretino. “Adesso la città e la provincia devono stringersi attorno a Banca Etruria. Ai suoi dipendenti, ai suoi soci, agli imprenditori locali”, commenta Matteo Bracciali, capogruppo democratico in Consiglio comunale e candidato Pd alle amministrative 2015. Bracciali definisce il commissariamento “un esito drammatico della crisi” che mette “in gioco il futuro di Arezzo“. “Vanno contenuti i danni – aggiunge – garantendo l’occupazione e il rapporto dell’istituto con il territorio.”
Fanno eco i segretari provinciale e comunale del Partito Democratico, Massimiliano Dindalini ed Elisa Bertoli, che oltre a ribadire la necessità, da parte di “istituzioni, categorie economiche, sindacati” di garantire dipendenti ed imprenditori legati all’istituto, sottolineano l’importanza di “dare fiducia a Banca d’Italia” ed “operare perché la sua azione possa consentire di valorizzare quanto di buono Banca Etruria comunque esprime”. “Per il Pd – aggiungono – questa sarà la priorità dei prossimi mesi.”
Dall’opposizione si punta invece il dito verso “equilibri all’interno del Pd che non hanno Arezzo al centro dei loro interessi primari”: è la “chiave di lettura politica” proposta da Alessandro Ghinelli, candidato alla poltrona di primo cittadino per il centro-destra e presidente dell’Associazione Ora (Officina per il Rilancio di Arezzo).
Dello stesso avviso sembra essere il Consigliere regionale di Forza Italia Stefano Mugnai: “Per Arezzo è l’ennesimo colpo. La città deve riflettere su cosa sta accadendo e su chi lo ha permesso.”
Preoccupazione viene espressa infine dal presidente della Provincia di Arezzo Roberto Vasai: “Con questo atto rischia di interrompersi bruscamente un processo di risanamento che, con grande coraggio e senso di responsabilità, consiglio di amministrazione e organizzazioni sindacali stavano attuando con l’accordo, certamente non indolore per i lavoratori.”