“Cambiamento”, “dalla parte dei cittadini”, “liste civiche”. Poche parole chiave per sintetizzare alcuni degli slogan che hanno caratterizzato l’ultima campagna elettorale, ad Arezzo così come in tanti altri municipi.
Perché quando si parla dell’elezione di consigli comunali e sindaci, la tendenza degli ultimi anni è quella di tenere fuori partiti e loghi nazionali.
Troppo pesante il malcontento per le vicende “romane”, troppo alto il rischio di pagare a caro prezzo la disaffezione nei confronti di leader logorati da talk show e promesse non mantenute.
Ad Arezzo, ad esempio, i due sfidanti al ballottaggio – Bracciali e Ghinelli – pur appoggiati da liste “di partito”, hanno giocato una campagna elettorale tutta incentrata nel cercare di ridurre al minimo indispensabile la presenza dei partiti (nei manifesti per la Città non comparivano loghi di partito, ad accompagnare le foto dei candidati) e proporre l’immagine di candidature nate dal basso e non decise dalle segreterie di partito.
Terminata la campagna elettorale, staccati i manifesti ecco che rispuntano come d’incanto loghi, bandiere e bandierine.
Guardiamo ad esempio la composizione della nuova Giunta comunale.
Non saremo ai livelli di un “manuale Cencelli” in salsa aretina ma è lampante a tutti che le scelte di Ghinelli siano state guidate più dai partiti che dalle competenze delle persone.
Il risultato è che la nuova squadra di governo avrà solo due elementi eletti direttamente dai cittadini, oltre al Sindaco.
Addirittura tre assessori, fino a qualche giorno fa nemmeno risiedevano ad Arezzo. In un caso, la volontà del partito è stata talmente pressante da obbligare Ghinelli a inserire in squadra un assessore proveniente da Siena. Con conseguenti mal di pancia aretini.
Naturalmente, il nostro giudizio si può fermare al livello del metodo con cui le scelte sono state fatte; lasciamo il giusto credito alla neo giunta, attendendo di vederla all’opera.
Ci limitiamo a rilevare che le segreterie di partito, dopo il silenzio della campagna elettorale, sono tornate ad avere il loro peso nella politica aretina.
E il sospetto è che i tanti elettori che non sono andati alle urne un po’ se l’aspettassero.