Era stato il cinque marcato da Alessandro Vannozzi a portare la Lancia d’oro al quartiere di Porta Crucifera, lo scorso 20 giugno. A distanza di poco più di due mesi la città si prepara nuovamente a vivere la rievocazione storica divenuta simbolo di Arezzo.
Un legame profondo quello che unisce la cittadinanza allo scontro con Re Buratto, con la Giostra che è divenuta una peculiarità aretina nel corso dei secoli. “Nel Medioevo, periodo in cui affonda le sue radici, era corsa ovunque trattandosi di un addestramento militare“, spiega il consulente storico dell’Istituzione Giostra del Saracino Luca Berti.
“Poi con l’andar del tempo – prosegue Berti – si è legata alla città di Arezzo, anche da un punto di vista identitario“.
Numerose le sfumature che hanno contraddistinto il torneo cavalleresco nei differenti periodi storici e il valore sociale ricoperto. “La Giostra del ‘600 – evidenzia lo storico – è particolarmente sfarzosa e possiamo definirla, non solo quella di Arezzo, un’epifania del potere in cui il ceto dirigente, costituito dalla nobiltà patriziale, aveva la possibilità di mostrarsi superiore agli altri“.
In questa fase si svolgono dunque Giostre particolarmente ricche, con un largo impiego di gioielli e abiti lussuosi.
Ma è nel ‘900 che manifestazione assume dei connotati diversi, con un cambiamento epocale.
La tradizione novecentesca si adegua infatti al nuovo spirito dei tempi, dopo una lunga interruzione, fatta eccezione per l’edizione del 1904, poiché non si correva Giostra dai primi dell’800.
“Nel ‘900 si ha un’intuizione geniale: la Giostra viene abbinata ai quartieri della città. In questo modo si coinvolge nel gioco, inteso come competizione, tutta la cittadinanza aretina“, sottolinea Berti.
Non solo. La rievocazione si rinnova e la si riscopre sulla base di un documento risalente alla fine del tardo Seicento che la descrive anche per quanto riguarda il regolamento tecnico, pur mantenendo la sua ambientazione medievale.
In particolare la Giostra rimanda, storicamente, alla presenza della Signoria Tarlati (XIV secolo), in particolare del Vescovo Guido: un momento forte della città che è potente e temuta dai vicini.
Altre sostanziali differenze le possiamo individuare tra la Giostra del 1931, anno in cui è stata ufficialmente ripristinata la rievocazione, e quella dell’anno successivo. “Alla prima edizione dell’età contemporanea– precisa lo storico della Giostra – si presentarono cinque rioni e addirittura dovevano essere sei sestieri. Solo però nell’edizione del 1932 si ripensò ad una organizzazione più simile a come conosciamo noi oggi la Giostra, con i quartieri e un’ambientazione medievale appunto“.
Un tuffo nelle pagine più antiche della storia aretina e che il prossimo 6 settembre, con l’edizione numero 130, sancirà il nome del quartiere che si aggiudicherà la Lancia d’oro dedicata al senatore aretino Giovanni Severi.