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La bandiera palestinese sventolerà all’Onu. E l’Ue accelera sull’etichettattura dei prodotti dalle colonie israeliane

11/09/2015 / Redazione / Blog, Terra Santa

Giornata significativa ieri per lo Stato di Palestina. Il primo simbolico riconoscimento è arrivato dall’Onu: l’Assemblea Generale ha approvato infatti una risoluzione che dà ai Paesi con lo status di osservatore non membro –  Palestina e Vaticano – il diritto ad issare la propria bandiera sul Palazzo di Vetro, a New York.

La risoluzione è stata approvata con 119 voti a favore, 8 voti contrari – tra cui Israele e Stati Uniti – e 45 astensioni. L’Italia ha votato a favore, come Francia, Svezia, Spagna, Irlanda, Slovenia, Lussemburgo, Malta e Polonia. Gli altri membri dell’Unione Europea si sono astenuti.

Secondo quanto stabilito, le bandiere degli Stati osservatori saranno issate entro 20 giorni: i diplomatici palestinesi si attendono che la prima, storica volta cadrà il 30 settembre, quando il presidente palestinese Mahmoud Abbas si rivolgerà ai leader mondiali davanti all’Assemblea generale dell’Onu.

Da parte sua, il Parlamento europeo ha condannato “la continua espansione degli insediamenti israeliani” e “prende atto” della richiesta che 16 ministri degli esteri dell’Ue hanno presentato in aprile all’Alto rappresentante Federica Mogherini  per accelerare la creazione di un’etichettatura per i prodotti che vengono dalle colonie, distinta da quella dei beni provenienti dal resto dello Stato ebraico. E’ quanto si legge in una risoluzione approvata ieri a larghissima maggioranza – con 525 voti a favore, 70 contrari e 31 astenuti – dalla Plenaria di Strasburgo.

La mozione riguarda dunque i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani a Gerusalemme Est, in Cisgiordania e sulle alture del Golan, considerati illegali dal diritto internazionale.

Al punto 9, la risoluzione “accoglie con favore l’impegno dell’Unione Europea – in uno spirito di differenziazione tra Israele e le sue attività nei Territori Palestinesi occupati – a garantire che tutti gli accordi tra l’UE ed Israele indichino inequivocabilmente ed esplicitamente la loro inapplicabilità nei territori occupati da Israele nel 1967″.

“Non possiamo accettare una politica selettiva anti-israeliana” ha commentato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Abbiamo un ricordo storico relativo al marchio degli ebrei”. Ieri, in un incontro a Londra con il premier britannico David Cameron, il primo ministro dello Stato ebraico ha sostenuto che gli insediamenti ebraici nei Territori non rappresentano un ostacolo alla pace, bensì “il rifiuto dei palestinesi di riconoscere Israele entro qualsiasi confine. Dobbiamo smettere di scusarci, dobbiamo accusare chi ci accusa. Guardate chi ci attacca: sono i sostenitori dell’Isis, di Hamas e degli Hezbollah”.

 

 

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