Ultimi concitati giorni prima della 131esima edizione della Giostra del Saracino di Arezzo. Quartieri e giostratori sono già al lavoro dallo scorso sabato per testare cavalli e definire le ultime strategie. Tutti con il medesimo obiettivo: arricchire la rastrelliera della propria sede con la Lancia d’oro. L’oggetto del desiderio del torneo cavalleresco aretino è stato realizzato dal maestro intagliatore Francesco Conti, dopo che la Commissione dell’Istituzione Giostra del Saracino non aveva
ritenuto idoneo nessuno dei bozzetti presentati al relativo concorso di idee.
L’aretino Conti ha impiegato legno di tiglio, particolarmente adatto alla lavorazione, e l’artigiano ha inserito nell’elsa il pentagramma con la nota musicale, oltre ad un estratto del testo dell’inno “Terra d’Arezzo”. Nella parte superiore della lancia sono riportati i simboli del teatro e della città.
L’ambito trofeo della Giostra di San Donato, in calendario sabato 18 giugno, è dedicato al compositore toscano Giuseppe Pietri, nel settantesimo
anniversario dalla morte.
“Pietri nacque all’Isola d’Elba nel 1886 – racconta Luca Berti, consulente storico dell’Istituzione Giostra del Saracino – fu un musicista italiano ed esordì con l’opera lirica. Poi, sfruttando la tardiva diffusione dell’operetta in Italia, si gettò su questo genere, diventandone uno dei massimi compositori”.
“In questo ambito – prosegue Berti – celebre è L’acqua cheta, ma in Italia l’operetta conobbe presto il tramonto evolvendo nel genere della rivista. Fu così che Pietri tornò all’opera lirica, componendo il suo capolavoro Maristella”.
Ma quale legame unisce questo personaggio ad Arezzo?
“La moglie – spiega lo storico Berti – apparteneva alla famiglia Guiducci, della nobiltà aretina, e quindi Pietri soggiornava nella nostra città. Nel 1932, nel momento in cui la Giostra si riorganizzava dopo la frettolosa prima edizione realizzata in una ventina di giorni, fu chiamato a musicare l’inno del Saracino, sulle parole dell’aretino Alberto Severi”.