“I luoghi della memoria storica guardano al passato, quelli della memoria religiosa invece sono orientati al futuro”. Frate Nicola Cappella, della comunità dei minori cappuccini di Montecasale, presenta così l’eremo voluto da San Francesco nella montagna sopra Sansepolcro. Un luogo in cui la presenza del poverello aleggia ancora nei boschi che circondano il convento e nel raccoglimento della piccola chiesa, da sempre meta di pellegrinaggi.
“Noi frati non siamo custodi del passato ma del futuro, un futuro da costruire attraverso le coordinate religiose. Montecasale è un tassello in questo lavoro”.
Ai tanti pellegrini che transitano da Montecasale padre Nicola indica quelle che sono le “impronte” di Francesco: “Francesco amava questo luogo perché qui poteva da una parte raccogliersi in preghiera e dall’altra accogliere gli ultimi, i lebbrosi”.
La gente resta sempre colpita dalla semplicità di questo posto: “Non bisogna guardare alla cornice ma al quadro. Francesco, ritirandosi in luoghi come Montecasale, ci indica proprio questo messaggio: circondato da un contesto umile, emerge nitido l’insegnamento francescano di amore per il prossimo”.
Proprio per questo, sottolinea frate Nicola: “Non siamo custodi di un museo. Il nostro compito è quello di trasmettere a chi arriva qui l’insegnamento di Francesco”.
E a simboleggiare questo impegno, il chiostro posto al centro dell’eremo: “Tre lati sono legati alla vita della nostra fraternità, mentre il quarto è quello che dà sulla chiesa: è l’Eucaristia che dona unità a tutto”.
Da un punto di vista storico, l’origine dell’eremo risalirebbero al 1192 e sarebbe collegata all’ordine camaldolese. Solo nel 1214, venne donato a San Francesco. Tra le curiosità legate a questo luogo, quella di una visita d’eccellenza: il 28 dicembre 1922 transitò da Montecasale monsignore Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII.
All’interno della chiesetta è conservata una Madonna lignea con Gesù bambino, nei confronti della quale si sviluppò una particolare devozione tra il XIII e XIV secolo.