L’opzione prefigurata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump di mantenere una “corsia preferenziale” aperta per l’ingresso di profughi cristiani negli Stati Uniti, mentre si chiudono le porte ai cittadini di sette Paesi a maggioranza islamica, rappresenta “una trappola per i cristiani del Medio Oriente”.
Lo sottolinea il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, Primate della Chiesa cattolica orientale a cui appartiene la stragrande maggioranza dei cristiani iracheni. “Ogni politica di accoglienza che discrimina i perseguitati e i sofferenti su base religiosa – spiega il Patriarca – finisce per nuocere ai cristiani d’Oriente, perchè tra le altre cose fornisce argomenti a tutte le propagande e ai pregiudizi che attaccano le comunità cristiane autoctone del Medio Oriente come ‘corpi estranei‘, gruppi sostenuti e difesi dalle potenze occidentali”.
“Queste scelte discriminanti – aggiunge Louis Raphael I Sako – creano e alimentano tensioni con i nostri concittadini musulmani. I sofferenti che chiedono aiuto non hanno bisogno di essere divisi in base a etichette religiose. E noi non vogliamo privilegi. Ce lo insegna il Vangelo, e ce lo ha mostrato anche Papa Francesco, che ha accolto a Roma rifugiati fuggiti dal Medio Oriente sia cristiani che musulmani, senza fare distinzioni.”
“A noi cristiani della Siria e del Medio Oriente non piace nessun discorso che fa differenze tra noi e i musulmani quando è in gioco la giustizia, la pace e l’aiuto a chi ha bisogno. Chi fa queste differenze, alimenta il fanatismo e l’estremismo”, fa eco, poche ore dopo dalla Siria, il vescovo caldeo di Aleppo, Antoine Audo.
“I provvedimenti e le leggi – commenta – devono essere giusti e vanno applicati allo stesso modo per tutti, senza discriminazioni. E anche come cristiani, chiediamo di essere aiutati non a emigrare, ma ad avere la pace nei nostri Paesi, per poter continuare la nostra vita e la nostra testimonianza nelle terre in cui siamo nati”.
Riguardo all’attuale condizione di Aleppo, il vescovo Audo riconosce che “di certo adesso c’è più sicurezza, ma il futuro è segnato dalle soluzioni che si prospettano per tutta la Siria. Mi sembra di percepire un cambiamento nell’approccio da parte della comunità internazionale. Si è compreso che al problema della Siria non c’è soluzione militare, ma solo soluzione politica, con il coinvolgimento di tutti”.
Fonte: Agenzia Fides