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L’arte di Dario Fo in mostra ad Arezzo

31/03/2017 / Redazione / Notizie

È un Dario Fo meno conosciuto, per certi aspetti addirittura insospettabile, quello presentato ad Arezzo, nella mostra Dario Fo …mi sento attore dilettante e pittore professionista, ospitata nella Galleria d’Arte La Chimera (via Andrea Cesalpino, 15) di Arezzo, dal 1° aprile al 2 luglio.

Non il giullare della cultura italiana, come amava definirsi, né l’istrionico inventore del grammelot, la lingua usata in Mistero buffo, forse la sua opera più famosa, di certo tra le più rappresentate, né tantomeno il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura (1997), bensì un Dario Fo più intimo, da cui parte l’intera essenza del suo contributo – da protagonista – alla cultura italiana, europea ed internazionale: la pittura.

“Dico sempre che mi sento attore dilettante e pittore professionista. Se non possedessi questa facilità naturale del raccontare attraverso le immagini, sarei un mediocre scrittore di testi teatrali, ma anche di favole o grotteschi satirici”, più volte ha ricordato il Maestro, ripercorrendo gli anni giovanili all’Accademia di Brera dove scelse di studiare. Anche se, quando si trovò a scegliere la strada del suo futuro, non puntò sulla pittura. Il suo talento – unico – nel narrare storie lo avvicinò al mondo del teatro dove incontrò Franca Rame, figlia d’arte, e con cui avviò, per oltre cinquanta anni, uno dei più collaudati e fecondi sodalizi artistico-culturali del panorama nazionale e internazionale.

Un percorso, quello che si snoda nelle suggestive sale di palazzo Chianini Vincenzi – dove ha sede la Galleria d’Arte La Chimera (via Andrea Cesalpino, 15), che ospita la mostra –, per ripercorrere, attraverso una selezione di circa 50 opere, l’impronta artistico-pittorica di Dario Fo.

Il Maestro ha sempre dipinto: ha realizzato scenografie, bozzetti per costumi ma anche opere pittoriche che accompagnarono la stesura dei suoi spettacoli. Usava la pittura come mezzo per ragionare, disegnava bozzetti per fermare l’idea o per cercare di svilupparla al meglio quando le parole scritte non funzionavano a dovere, e, una volta finiti, riportava i numerosi bozzetti disegnati su tele di grandi dimensioni per dipingerli una seconda volta e creare un nuovo dipinto che spesso era più elaborato del primo.

“Il disegno mi ha sempre aiutato a ragionare, a risolvere i problemi di trama. Mettere a fuoco il pensiero non solo con la parola ma con le immagini è un trucco meraviglioso. Artisti totali come Leonardo lo sapevano bene. […] lui era costruttore di pittura, conscio della sua forza nell’integrare la narrazione, nell’aiutare il vero. Perché l’arte, come il teatro, devono sempre essere un mezzo e mai un fine. Un meraviglioso trampolino per arrivare ad altro: alla scienza, alla conoscenza, alla verità. In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta, ho sempre cercato di metter dentro I miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po’ le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, l’arte per l’arte, non mi interessano”. (Dario Fo in Il mondo secondo Fo, 2007)

Nell’esposizione Dario Fo …mi sento un attore dilettante e un pittore professionista sono esposte opere dedicate alla storia di Ruzzante, alla quale Fo si è dedicato più volte nel corso della sua vita, gli studi del teatro e della pittura del ‘500, grandi tele che raccontano le ricerche sui Vangeli Apocrifi e la storia di Gesù, e anche una selezione di dipinti e bozzetti dello spettacolo Picasso Desnudo scritto assieme a Franca Rame nel 2012. Non potevano mancare alcune delle sue opere giovanili dipinte attorno al 1950 ed altre dipinte negli ultimi anni, ognuna dedicata ad una storia diversa, dotate di una loro autonomia espressiva.

La mostra, organizzata dalla Galleria d’Arte La Chimera in collaborazione con la Compagnia Teatrale Fo Rame, è curata da Romano Boriosi ed ha il contributo di Chimet, della Banca di Anghiari e Stia e di Tamburini.

 

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