Abituati come siamo a consumare tutto velocemente, compreso il piacere del tempo libero, può apparire desueto parlare di pellegrinaggi diocesani e non di meri viaggi.
Perché il pellegrinaggio è sì un viaggio, ma particolare, che – pur andando verso una meta, anche attraverso percorsi stabiliti (indipendentemente dal mezzo usato) – riesce a far memoria degli eventi passati e a farli propri.
Il tempo dedicato al pellegrinaggio diventa un tempo ritagliato dal quotidiano della propria vita per dedicarsi ad un obiettivo diverso, coniugando desiderio di preghiera ed intelletto, assaporando la bellezza del creato e l’opera della manualità dell’uomo.
Il pellegrinaggio ha assunto nella storia dell’uomo varie forme, che nel tempo si sono fuse tra loro.
Dal primo pellegrino Abramo, in cammino verso una meta promessa, ai giorni nostri abbiamo pellegrinaggi sia di tipo devozionale che penitenziale, accomunati tutti dal desiderio profondo di conoscere, incontrare un luogo dove lo Spirito è passato e dove l’Uomo ha reso testimonianza della sua storia agli altri.
Porsi in pellegrinaggio, fare un pellegrinaggio è esperienza comune di varie confessioni: il popolo ebraico, da sempre pellegrino, ha visto cambiare nel tempo mete e modo di fare pellegrinaggio a causa degli sviluppi della sua storia. Dalla prima meta, la terra promessa ai luoghi della teofania di Dio ad Abramo, Isacco e Giacobbe fino al Tempio di Gerusalemme, centro di culto fino al 70 d.C., data della distruzione ad opera dei Romani e dell’inizio della diaspora ebraica. Oggi la meta principale per gli Ebrei è ciò che rimane del Tempio: il muro del pianto.
I mussulmani fanno risalire l’origine dei loro pellegrinaggi al profeta Abramo assieme al figlio Ismaele. La Mecca è la meta principale dei loro pellegrinaggi: ogni mussulmano adulto che se lo possa permettere, è tenuto a compierlo almeno una volta nella vita.
Anche gli induisti hanno i loro pellegrinaggi: la meta è il fiume Gange, partendo dalla sua sorgente sull’Himalaya ed attraversando le città sante bagnate dal fiume.
Il cristianesimo ha una sua specifica interpretazione del pellegrinaggio: è legato, soprattutto, ad un santuario, ovvero ad uno spazio sacro, delimitato, diverso da ogni altro luogo. Anche determinati luoghi permettono di cogliere una specifica esperienza di fede: basti pensare a Roma, Assisi, Santiago de Compostela, Lourdes, Fatima, Guadalupe, Efeso…, luoghi che indicano la presenza di una singolare esperienza fideistica che può e deve essere comunicata e vissuta.
E la peculiarità del pellegrinaggio cristiano fa sì che essa coinvolga la natura della stessa fede inserendosi nelle culture del luogo: un’attitudine, questa, che emerge fin dai più antichi documenti, in cui emerge la curiosità per i luoghi, le usanze e i linguaggi dei popoli incontrati. Una ricchezza di conoscenze da costituire un vero patrimonio di cultura!
Disse san Giovanni Paolo II in merito ai pellegrinaggi e all’essere pellegrini:
“I pellegrinaggi sono una costante nella storia delle religioni. Anche il cristianesimo ha fatto propria questa pratica rispondente al bisogno di trovare uno spazio religioso là dove il divino si è manifestato.
Ogni pellegrinaggio è un memoriale del mistero dell’Incarnazione e della Redenzione. E se molti santuari furono dedicati a Maria, è perché l’umile Vergine di Nazareth ha generato, per opera dello Spirito Santo, lo stesso Figlio di Dio, Salvatore universale; e perché il suo ruolo è sempre quello di presentare, alle generazioni che si succedono, il Cristo “ricco di misericordia”.
Nel nostro tempo, tentato in diversi modi dalla secolarizzazione, occorre che “gli alti luoghi dello spirito”, costruiti lungo i secoli e spesso per iniziativa dei santi, continuino a parlare alla mente e al cuore di tutti, credenti e non credenti, perché tutti risentono dell’asfissia di una società chiusa in se stessa e talvolta disperata.
E’ forse un sogno augurarci ardentemente che i santuari diventino o ridiventino altrettante case di famiglia, dove ciascuno di quelli che vi passano o vi restano possa trovare il senso della propria esistenza e il gusto della vita, dopo avervi in qualche modo sperimentato la presenza e l’amore di Dio?
La vocazione tradizionale e sempre attuale di ogni santuario è quella di essere come un’antenna permanente della Buona Novella della salvezza.
Tutti siamo in cammino per le vie del mondo verso la nostra ultima destinazione, che è la Patria celeste. Quaggiù siamo solo di passaggio. Per questa ragione nulla può il senso profondo della nostra vita terrena, lo stimolo a viverla come una breve fase di sperimentazione e insieme di arricchimento, quanto l’atteggiamento interiore di sentirci pellegrini.
I santuari sono come le pietre miliari poste a segnare i tempi del nostro itinerario sulla terra: essi consentono una pausa di ristoro nel viaggio, per ridarci la gioia e la sicurezza del cammino, insieme con la forza di andare avanti, come le oasi nel deserto, nate ad offrire acqua e ombra”.
Ed è con questo spirito che, ogni anno, l’Ufficio diocesano per il Tempo libero organizza alcuni pellegrinaggi che intendono rispondere all’invito di trovare uno spazio religioso laddove il divino si è manifestato, senza trascurare il piacere di conoscere nuovi luoghi e incontrare nuove culture.
Tra le proposte, aperte a tutti, significativo il pellegrinaggio nell’ex- Germania orientale, dal 17 al 23 agosto, con visite a Berlino, la capitale, simbolo della Germania riunificata, con il famoso muro ,vestigia di un passato doloroso e di divisione ma anche simbolo di arte e cultura; Dresda, attraversata dall’Elba, con la splendida chiesa luterana; Lipsia, tempio della musica e di un numero incredibile di musei; Erfurt che dette i natali a Martin Lutero e a Johann Sebastian Bach…
Due opportunità per andare a Lourdes sono offerte dal 28 giugno al 1 luglio 2019 e dall’8 al 13 settembre 2019: in entrambi i casi si tratta di un pellegrinaggio mariano in uno dei santuari più celebri al mondo, situato nella regione francese dell’Occitania, nel dipartimento degli alti Pirenei. Nel 1858, il piccolo comune di Lourdes assunse grande notorietà a seguito delle apparizioni mariane che apparvero alla giovane contadina Bernadette Soubirous, oggi canonizzata. La cittadina è diventata una delle più importanti mete di pellegrinaggio e turismo religioso e, ogni anno, accoglie non meno di sei milioni di persone provenienti da tutto il mondo.
Per ulteriori informazioni ed iscrizioni: ufficio diocesano per il Tempo Libero – via Ricasoli, 2 Arezzo – tel. 0575 4027234 – cell. 347 6379870