Ricordando il dono delle vocazioni al sacerdozio
Omelia dell’Arcivescovo in Santa Maria Nova in Cortona +++ 08 settembre 2020
- Il senso di festeggiare la nascita di Maria
Carissimi fratelli e sorelle nel Signore, la Festa odierna della Natività di Maria fu voluta da Papa Sergio I, perché, come l’Oriente cristiano, anche la Chiesa romana, contemplando la madre di Dio, recuperasse il mistero della Divina Grazia.
Dio ha voluto farsi uomo, perché con la sua presenza in mezzo a noi e il suo insegnamento si esprimesse il Vangelo, con la sua vita pubblica e la sua passione si ottenesse la Salvezza per tutti, con la sua Resurrezione e il dono dello Spirito, grazie a Maria, fosse presente nel tempo la collaborazione tra Dio e l’umanità per la giustizia e la pace, da edificare in ogni generazione.
- Il dono delle vocazioni a sacerdozio
Il popolo cristiano si raduna quest’oggi in Santa Maria Nova per cogliere, nel momento di festa, la dimensione soprannaturale della nostra storia di Chiesa: siamo qua riuniti per ringraziare il Signore, per due storie parallele che ci hanno beneficato, in virtù della vocazione divina.
Il nostro caro don Ottorino presiede questa Messa per ringraziare il Signore della vocazione santa, che lo ha condotto al sacerdozio sessanta anni fa.
Il Proposto don Simone Costagli ricorda lo stesso evento, tre generazioni dopo la chiamata di don Ottorino. Don Simone ringrazia con noi il Signore per i suoi 25 anni da prete e Cortona desidera dirgli grazie per il servizio discreto, sempre rispettoso degli altri, espressione significativa della Chiesa del nostro tempo.
- Un doveroso ricordo
Mons. Capannini ha svolto in questa Città tutto il suo Ministero e credo che sia opportuno sottolineare alcuni tratti del suo stile di vita.
Don Ottorino è stato vicino alla gente sia come parroco che come insegnante. In mezzo a noi è una testimonianza viva di un modo d’essere prete in semplicità, in qualità, nella preghiera costante, nella preoccupazione per il popolo, nella piena comunione con il Vescovo.
Don Ottorino ha cercato sempre di astenersi da quello che non edifica la Chiesa. Si è distinto per non fomentare il pettegolezzo e favorire l’unità. Mi piace salutare un prete vero, impegnato nel servizio del presente, mai laudator temporis acti. Non ha mai detto male di nessuno; nei fatti ha espresso la carità sacerdotale.
La musica e in particolare il Laudario di Cortona sono stati strumenti attraverso i quali esprimere l’amore attraverso Dio, in modo gioioso e armonioso. Molti, in questa Città, gli devono di aver imparato il bel canto, ma anche la tecnica musicale che rende possibile sostenere la liturgia con coerenza e qualità.
Voglio dire la disponibilità del nostro prete carico di anni e di meriti, che ancora seguita ad essere pronto ad ascoltare tutti, saggio ed equilibrato nei consigli. Da tutti conosciuto parte viva di questa Città e immagine di come la Chiesa vorrebbe essere.
Il “grazie” siamo certi che gli verrà dal Signore a tempo opportuno; la nostra Chiesa, intanto, gli fa corona in questo giorno bello per dire la gratitudine al Signore, che ci ha regalato un prete così e per chiedere per lui ancora salute e pace nel rapporto con il popolo, che ha servito e ci auguriamo possa servire per molti anni ancora.
Caro don Simone, Cortona ti ricorderà a lungo perché sei riuscito a non essere mai fazioso. I tanti ragazzi che tu hai adunato, rimediando un vuoto che ancora fa soffrire, ti saranno testimoni di una Chiesa che guarda in avanti, intenta più a seminare che a raccogliere.
La tua preparazione teologica l’hai mostrata nella predicazione, mai vantata nei titoli accademici. Hai cercato di unire il popolo che ti era affidato, purtroppo frantumato in molte giurisdizioni, talvolta mantenute senza tener conto del Concilio, dell’insegnamento pontificio e della necessità che insieme è più facile esercitare il nostro servizio alla Chiesa.
Senza guardare ai tuoi interessi, nato e cresciuto nella Parrocchia più a Nord della Diocesi, sei venuto a fare servizio nella Concattedrale di Cortona, senza lamentarti delle distanze dai tuoi: non solo geografiche, ma anche culturali.
La nostra Chiesa particolare, da trentaquattro anni, da quando San Giovanni Paolo II ha accolto, con la bolla Instantibus votis, i desideri delle parti, ha arricchito la sua identità, divenendo, per vastità, la undicesima Diocesi italiana.
La fedeltà al Papa e al popolo di Dio hanno richiesto di guardare in avanti per costruire il futuro nel segno del Vangelo. Come gli Apostoli che furono tutti itineranti, anche il tuo servizio di parroco, insieme a una parte consistente dei nostri sacerdoti, ha accettato di essere in cammino. Motivo di merito è diventato mettere al primo posto la qualità di ministro del Signore, rispetto ai vari ruoli di cui la Chiesa negli anni ha bisogno.
Voglio dire davanti al popolo l’obbedienza di cui, nel nostro presbiterio, ti sei fatto esempio.
Invece di ricordare i tre Seminari del passato, dopo anni di “vacche magre”[1], ringraziamo il Signore e preghiamolo per il numero di vocazioni, di anno in anno crescente al servizio della Chiesa Diocesana. Con te porti il patrimonio di una fede non ostentata, la capacità di dialogo, il distacco dal danaro e la consapevolezza che vale più essere prete con gli altri preti, in umiltà, come questa celebrazione condivisa vuole mostrare.
Cortona, attraverso il suo Vescovo, ti saluta e ti ringrazia. Ti assicuriamo la preghiera, perché anche dove vai, tu possa seminare la Parola di Dio e la Grazia dello Spirito Santo.
Cari cortonesi, oggi è un giorno di festa, perché ci è dato di riconoscere nella madre di Dio, alla quale questo splendido tempio da secoli è dedicato, il primato della Grazia preveniente.
Stasera, pur potendoci gloriare di un passato degno di ogni rispetto, preferiamo dedicarci al sogno di una comunità ecclesiale che, dopo l’impegno di un Sinodo celebrato dopo ottantatré anni di silenzio, si rimette nelle mani del Signore e chiede a Maria l’intercessione e il sostegno.
Mi piace ricordare in questo luogo quanto ci ha testimoniato il nostro indimenticabile Edoardo Mirri: qui era apparsa più volte Maria, che aveva elargito a piene mani la sua materna protezione ai fedeli, qui, presso una cappellina circondata di edera, detta “Madonna dell’Ellera”. Qui soprattutto, tramite la pietà dei cortonesi e il loro impegno fattivo, stimolato dal vescovo Ricasoli, veniva eretto lo splendido tempio per mano del Vasari.
Come il piccolo edificio della Madonna dell’Ellera, testimone del soprannaturale, è diventato un significativo luogo di culto che tuttora attira il popolo, così chiedo alla Madonna che si rinnovi il miracolo del rinnovamento interiore, voluto dal nostro Vescovo Ricasoli che pose la prima pietra di questo edificio. Con l’aiuto dei cortonesi, fu reso possibile a Filippo Bardi dei Verni nel 1610 di fare ancora una volta di Cortona il luogo dello Spirito, nella consacrazione di questo splendido monumento dedicato a Maria
[1] Gen 41, 4