“Martire, donna di coerenza, donna che cerca Dio con onestà, con amore e donna martire del suo popolo ebraico e cristiano”. Papa Francesco aveva definito così Santa Teresa Benedetta della Croce che oggi la Chiesa celebra. Una figura che non smette ancora oggi di illuminare la strada soprattutto all’Europa di cui lei è compatrona. Convertita al cristianesimo, non rinnegò l’appartenenza al popolo ebraico ma ne condivise la sorte. “Ebrea, filosofa, suora e martire” morì ad Auschwitz il 9 agosto del 1942.
Nata nella Slesia tedesca nel 1881 da una famiglia ebrea, divenne filosofa e poi si convertì al cattolicesimo, senza mai rinnegare le sue origini ebraiche, perché folgorata dalla vita di Santa Teresa d’Avila.
Diventa suora carmelitana con il nome di Teresa Benedetta della Croce e negli anni della persecuzione nazista viene trasferita in Olanda. Ma proprio qui, nel carmelo di Echt, mette per iscritto il desiderio di offrirsi “in sacrificio di espiazione per la vera pace e la sconfitta del regno dell’anticristo”. Due anni dopo l’invasione nazista dei Paesi Bassi avvenuta nel 1940, viene prelevata insieme ad altri 244 ebrei cattolici, come atto di rappresaglia contro l’episcopato olandese che si era opposto pubblicamente alle persecuzioni e portata ad Auschwitz. Nel campo di sterminio troverà la morte insieme alla sorella Rosa, anche lei convertitasi al cattolicesimo.
Fu canonizzata da Giovanni Paolo II nel 1998 e il suo esempio rimane per noi fonte di continua ispirazione.