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Il messaggio di Francesco per la 30ma Giornata Mondiale del Malato dell’11 febbraio

04/01/2022 / Redazione / Notizie

Un appuntamento per richiamare la necessità che «a tutti i malati, anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed emarginazione» siano assicurate «le cure sanitarie di cui hanno bisogno; come pure l’accompagnamento pastorale». E insieme il richiamo a riconoscere nel sofferente una persona, la sua singolarità «con la sua dignità e le sue fragilità». Ruota intorno a questi valori, all’importanza di stare accanto a chi soffre, il Messaggio del Papa per la XXX Giornata mondiale del malato, che come ogni anno sarà celebrata l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes. Al centro, il tema della vicinanza, della dimensione personale e insieme comunitaria del farsi carico della malattia, espressa sin dal titolo: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità.

Immediato il rimando al tempo che viviamo, alla solitudine che la malattia di per sé produce e oggi accentuata dalle caratteristiche di questa pandemia. Il filosofo Levinas, cita in proposito il Papa, diceva che «il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro». Significa che « quando una persona sperimenta nella propria carne fragilità e sofferenza a causa della malattia, anche il suo cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso per tutto quello che succede si fa più urgente». Ecco allora «l’importanza di avere accanto dei testimoni della carità di Dio che, sull’esempio di Gesù, misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della speranza».

Una presenza necessaria in ogni luogo di cura, che ben si può coniugare con la ricerca in campo sanitario, con i progressi tecnologici che hanno permesso di affrontare con sempre maggiore efficacia patologie vecchie e nuove, con i successi della medicina riabilitativa. Ma tutto questo non deve farci mai dimenticare che «Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia. Per questo – aggiunge il Papa – auspico che i percorsi formativi degli operatori della salute siano capaci di abilitare all’ascolto e alla dimensione relazionale».

E questa presenza caritatevole e misericordiosa è quanto mai importante nei luoghi di cura, a cominciare da quelle che Francesco definisce “locande del buon samaritano”, sorte nel corso dei secoli per poter accogliere e curare « malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l’esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie». Come accade anche a carico soprattutto di bambini, anziani e persone fragili. Di qui l’importanza del lavoro dei missionari e più in generale della comunità ecclesiale, che ha portato alla «costruzione di ospedali, dispensari e luoghi di cura». Opere preziose ma ancora non sufficienti, basti pensare, alla «scarsa disponibilità, nei Paesi più poveri, di vaccini contro il Covid-19; ma ancor di più alla mancanza di cure per patologie che necessitano di medicinali ben più semplici». Una sperequazione contro cui sono impegnate le istituzioni sanitarie cattoliche, «tesoro prezioso da custodire e sostenere».

«La loro presenza – sottolinea il Pontefice – ha contraddistinto la storia della Chiesa per la prossimità ai malati più poveri e alle situazioni più dimenticate». E nel nostro tempo, nel quale è diffusa la cultura dello scarto e la vita non è sempre riconosciuta degna di essere accolta e vissuta, queste strutture, osserva il Papa «come case della misericordia, possono essere esemplari nel custodire e curare ogni esistenza, anche la più fragile, dal suo inizio fino al suo termine naturale».
In apertura di Messaggio papa Bergoglio spiega che a causa della pandemia la celebrazione culminante della XXX Giornata mondiale del malato sarà nella Basilica di San Pietro e non, come previsto ad Arequipa, in Perù.

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