Nel nostro percorso sul tema della paternità dobbiamo riservare una attenzione particolare a una figura che è straordinaria anche da questo punto di vista: Francesco di Assisi.
Scrive il suo biografo Tommaso da Celano che Francesco “fin dal principio della sua vita fu male educato dai genitori,, secondo le vanità del mondo; ed egli stesso, imitando a lungo la vita e i costumi loro, divenne ancor più frivolo e vanaglorioso”. E Dante Alighieri descrive in un verso nitido e feroce lo scontro generazionale e di valori: Francesco “in guerra del padre corse”.
Se il padre umano pretende di essere un padrone, se desidera rispecchiarsi nel figlio piuttosto che custodirlo come dono che non gli appartiene, Francesco, restituiti al padre denaro e vesti, esclama “Ormai potrò dire liberamente Padre nostro che sei nei cieli, e non più dovrò chiamar padre Pietro da Bernardone”. Francesco, molto prima di Freud, riesce a distinguere l’onore da rendere al padre dalla sua deformazione idolatrica o conflittuale.
Lutero ebbe sei figli (celebre la lettera al figlio Hans di quattro anni).
Montaigne predilige la figlia Léonor (per il resto non sa se ha avuto “due o tre” altri figli, il che la dice lunga su quanto si evitasse l’investimento emotivo sui neonati, che spesso morivano in tenera età…). Scrive alla contessa di Gurson, incinta,, che il precettore deve far valutare criticamente le cose al bambino, “non gli metta in testa nulla con la sola autorità e a credito”. “Se può, sceglierà; altrimenti, rimarrà in dubbio. Soltanto i pazzi sono sicuri e risoluti” L’amore dei genitori verso i figli è naturale, quello dei figli verso i genitori va conquistato. “Anche se potessi farmi temere, preferirei sempre farmi amare”
Precedenti puntate sulla paternità:
32 – La parternità secondo gli antichi (prima parte)
33 – La paternità secondo gli antichi (seconda parte)
36 – La paternità greca
37 – La paternità nel Medioevo