Secondo appuntamento con la nuova stagione di “Mappe. Spunti per comprendere dove siamo”, il programma ideato e condotto da Anselmo Grotti, con una puntata dedicata all’attenzione.
In onda stasera, giovedì 15 novembre, alle ore 19.30 sul canale 85 e in streaming su www.tsdtv.it/live. In replica alle 21.20.
Cosa vuol dire ricordare? Che cosa significa “fare attenzione”? Che succede quando entriamo in rapporto con gli altri e con il mondo? Questa settimana “Mappe” ci accompagna in un viaggio sulle potenzialità della nostra mente (e su come possiamo prendercene cura).
Dentro il nostro cervello c’è una zona molto antica, l’ippocampo. Oltre che sede della memoria spaziale è importante per la stabilizzazione dei ricordi. Se ne è scoperta l’importanza anche grazie a una curiosa e drammatica vicenda. Nel 1926 nasce Henry Molaison (lo vedremo nel video di “Mappe”). Da giovane subisce una grave ferita alla testa e comincia a soffrire gravemente di epilessia. Nel 1953 gli viene asportata, per salvarlo, una buona parte dell’ippocampo. Guarisce dall’epilessia, ma perde i ricordi degli ultimi anni e non è più in grado di fissare in ricordi stabili le nuove esperienze. Ora sappiamo perché. L’ippocampo impiega qualche giorno a stabilizzare il ricordo: quando il processo è concluso, il ricordo viene trasferito nella corteccia (processo che impiega anche alcuni anni). HM ha perso i suoi ricordi non ancora completamente trasferiti, né può trasferire i nuovi. Centra qualcosa con noi? Sì: ci indica l’importanza di sviluppare la consapevolezza dei nostri processi conoscitivi, della nostra attenzione.
Daniel Siegel ha scritto ne La mente relazionale: l’ippocampo unifica le sensazioni e collega i nuovi con i vecchi ricordi, rendendoli significativi. Molte connessioni si stabiliscono quando dormiamo. Le vecchie metafore della memoria sono dunque molto più adatte a descriverla di quelle tecnologiche alla moda. Il cervello continua a elaborare le informazioni dopo averle acquisite; la macchina no. Ma non è neppure un fatto scontato: la qualità dei ricordi dipende da come l’informazione viene elaborata. La memoria biologica si rinnova di continuo. Il cervello “non è mai pieno”, non raggiunge mai un momento in cui le esperienze non possono più essere fissate nella memoria. Il web è una importante integrazione della memoria personale, ma non possiamo tralasciare i processi interiori di consolidamento.
La chiave per il consolidamento dei ricordi è l’attenzione. Occorre una forte concentrazione mentale, possibile o con la ripetizione o da un intenso coinvolgimento emotivo. Prestare attenzione all’informazione vuol dire associarla in modo significativo e sistematico alla conoscenze già solidamente fissate in memoria. L’attenzione non è un “fantasma nella testa”, come dicono alcuni, ma produce effetti materiali. I neuroni producono dopamina. Gli assoni dei neuroni che producono dopamina si estendono nell’ippocampo creando un canale di distribuzione, e la dopamina stimola la sintesi di nuove proteine.
“Imparare a pensare di fatto significa imparare a esercitare un certo controllo su come e cosa pensare; significa avere quel minimo di consapevolezza che permette di scegliere a cosa prestare attenzione e di scegliere come attribuire un significato all’esperienza”. Rinunciare ad esercitare questo controllo significa “essere divorati dalla sensazione di avere avuto e perso qualcosa di infinito”.
Quando cediamo ad altri il controllo sulla nostra attenzione lo facciamo a nostro rischio e pericolo.
Su cosa concentriamo la nostra mente?