Questa mattina “Abuna” George (padre George) è rientrato a Gaza. Nell’inferno da cui tutti vogliono uscire, lui è entrato con il sorriso sulle labbra: felice di poter stare accanto ai suoi parrocchiani. Atterrato nella notte all’aeroporto di Tel Aviv, padre George ha da poco attraversato il check-point di Erez, al confine nord della Striscia di Gaza, per raggiungere la sua parrocchia, nel centro della città vecchia di Gaza City. Era in Argentina per stare vicino al padre, gravemente malato. Appena la situazione nelle Striscia è precipitata, si è messo in viaggio per riabbracciare i suoi parrocchiani: “Non posso lasciare sola, un giorno di più, la mia gente!” E appena ha ottenuto il permesso, felice, è entrato a Gaza. Una testimonianza forte di pastore generoso, che nel momento di maggiore difficoltà sceglie di rimanere – anzi, di tornare – a fianco dei propri fedeli: le 200 anime della parrocchia della Santa Famiglia, l’unica comunità latina in tutta la Striscia di Gaza.
A dare testimonianza del “ritorno a casa” di Abuna George è don Mario Cornioli, sacerdote originario di Sansepolcro e dal 2009 a servizio del Patriarcato Latino di Gerusalemme: è grazie ai suoi aggiornamenti via social network se in questi giorni è possibile mantenere i contatti con la comunità cristiana di Terra Santa e, in particolare, di Gaza.
“Notte infernale dentro la Striscia”, scrive Abuna Mario sul suo profilo facebook, “e gran traffico di carrarmati appena fuori. Tre F16 sopra di noi hanno appena sganciato 4 missili.”
Siamo al quinto giorno di conflitto tra il governo israeliano e i palestinesi della Striscia, iniziato mercoledì 14 novembre: il bilancio sfiora ormai le 50 vittime e i 400 feriti. Solo questa mattina, sono già tre i bambini rimasti vittime dei bombardamenti.