Per continuare a ragionare sulla piaga sociale del gioco d’azzardo, proponiamo un passaggio della presentazione di mons. Fontana al Dossier 2012 sulle povertà in Toscana e la storia di Mamoun, raccontata dagli operatori dei Centri di ascolto Caritas.
“Le problematicità di alcune famiglie non sono di puro carattere economico, ma spesso si intrecciano con altre difficoltà che generano dipendenza: il gioco d’azzardo legalizzato, dipendenze da droga o alcol, problemi psichiatrici, ecc. Questo elemento di novità rispetto al recente passato pone alla Chiesa il quesito se non sia necessario trovare altri modi di rapportarsi con le istituzioni pubbliche diversi da quelli esistenti, cioè della benevola collaborazione”.
[dalla prefazione di mons. Fontana, delegato CET per la Caritas]
Mamoun, di origine marocchina, è venuto in Italia circa 22 anni fa per cercare lavoro. Si è poi sposato con un’italiana, una veterinaria che lavora regolarmente ed hanno un figlio di 6 anni che vive con la madre. Attualmente sono separati.
M. ha inviato molti soldi in Marocco per aiutare il padre e faceva anche frequenti viaggi nel paese di origine. Stressato dalla situazione sempre più pesante, si è dato al bere. Ha iniziato anche a giocare d’azzardo, al punto che il gioco è divenuto per lui una grave dipendenza e l’ha portato a perdere somme notevoli, causando molti problemi al nucleo familiare. La moglie ha cercato di aiutarlo, poi ha rinunciato ed ha chiesto il divorzio. Lui se n’è andato da casa. Non avendo dove andare, ha spesso dormito in macchina. Ha perso il lavoro con il suocero.
Recentemente, per tutto l’inverno ha alternato periodi positivi e negativi, talvolta dormendo dai suoceri ma generalmente senza fissa dimora. È ricaduto nel bere diventando anche aggressivo. Si è rivolto ai Servizi Sociali e alla Caritas per avere aiuto, perché nei momenti di lucidità si rendeva conto della propria situazione e voleva attivarsi per cambiarla. Normalmente è una persona molto cordiale, cortese e ben informato anche sulla cultura italiana.
Attraverso la Caritas aveva trovato un lavoretto di assistenza ad un anziano, dal quale si recava in bicicletta; purtroppo è morto, per cui è di nuovo disoccupato. Attualmente non riesce a pagare le bollette, vive senza corrente elettrica e va tutti i giorni alla mensa Caritas.
I rapporti con la ex-moglie sono buoni; lei si rende conto della situazione e dell’impegno di lui, non pretende aiuti economici per crescere il figlio. Gli permette contatti con il bimbo quando vuole, e lui cerca di incontrarlo almeno una volta alla settimana. Anche i rapporti con i suoceri sono discreti.
Rivoltosi in passato ai Servizi Sociali ed alla Caritas, continua a mantenere contatti sia con il servizio pubblico sia con i volontari. In realtà esita spesso prima di chiedere aiuto, preferisce dormire in macchina piuttosto che rivolgersi a qualcuno.
Recentemente ha lavorato come imbianchino presso privati; con i soldi che ha guadagnato si è comprato attrezzature e oggettistica da mago, quindi si è organizzato per animare feste per bambini. Ha già avuto qualche incarico, con buoni risultati, per cui sta investendo molte energie in questa direzione.
Ha molta iniziativa e cerca continuamente nuovi lavori, di qualsiasi genere, in modo da guadagnare e pagare le utenze per l’appartamento nonché qualcosa per il figlio. Non è più ricaduto nel vizio del gioco, che sembra ormai un problema superato.
Strumenti per approfondire
Il gioco d’azzardo patologico in Italia
Numero monografico della pubblicazione The Italian Journal on Addiction