A piedi fino a Lourdes dopo aver visto la morte. La storia di Giovanni Azzara, di Terranuova Bracciolini, apre il numero 45 de La Voce di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, il fascicolo diocesano di Toscana Oggi.
A Lourdes 29 volte per una promessa
di Lorenzo Canali
Per raccontare la storia di Giovanni Azzara occorre partire dalla fine. Giovanni oggi abita a Terranuova Bracciolini e ha superato gli 80 anni. Qui è arrivato 10 anni fa per seguire il figlio. Il Valdarno è stata l’ultima tappa di un cammino lungo, con tappe impreviste e a volte dolorose. Da buon volontario Caritas, assieme agli amici della parrocchia, l’ottobre scorso ha partecipato ad un pellegrinaggio a Lourdes. Un viaggio che per lui aveva più di un significato.
A questo punto occorre fare un passo indietro. Siamo nell’agosto del 1959. Le rughe sul volto di Giovanni non sono ancora comparse, il Valdarno non è nemmeno nella sua mente. Ha 28 anni, Giovanni e dopo 87 giorni «di lunga e faticosa marcia», con una croce sulle spalle, è arrivato di fronte alla Grotta di Massabielle, nel punto esatto in cui, nel 1858, per ben 18 volte la Santa Vergine apparve all’umile Bernadette Soubirous. Da Palermo a Lourdes, per mantenere una promessa. Quando decide di partire non sa nemmeno «che la Francia è distante dalla Sicilia 3mila chilometri». Per comprendere le vere ragioni di questo lungo pellegrinaggio, occorre fare un ultimo salto nel tempo.
Giusto un anno prima di arrivare a Lourdes, troviamo Giovanni steso sull’asfalto di una strada di Palermo. È ferito gravemente, qualcuno pensa sia morto. E anche se mai riuscisse a salvarsi, con ogni probabilità non potrà tornare a camminare.
Giovanni è un giovane della Palermo del dopoguerra. Dentro di sé la «tempesta». Colpa di una vita che l’ha fatto crescere troppo in fretta. Aveva quattro anni quando sua madre «dopo lunghi anni di sofferenza» scomparve. I rapporti con il padre, che ha deciso di risposarsi, sono difficili.
«Odiavo il prossimo, senza fede, senza conoscere Dio, senza amore, il mio cuore era indurito», racconta.
Il mattino del 28 settembre 1958 l’abisso. «Ho cercato di togliermi il miglior dono che Dio ci ha donato, la vita, lanciandomi nel vuoto dal quarto piano di uno stabile».
Viene immediatamente soccorso e portato in ospedale.
«Tre giorni dopo mi risvegliai da un profondo coma. Ero immobilizzato: nella caduta avevo riportato un’incrinazione alla colonna vertebrale, contusioni interne in diverse parti del corpo, fratture alle gambe ed alla spalla destra. Poco distante dal mio letto i medici scuotevano la testa come per dire: “È la fine”».
Giovanni rimane ricoverato all’ospedale civico di Palermo per mesi. Qui, conosce Padre Corrao, «un frate cappuccino che trascorreva le sue giornate curando e confortando gli ammalati».
«Si avvicinò al mio letto per raccontarmi di Dio, ma io lo respinsi. Lui ritornò diverse volte, finché accettai la sua presenza».
L’incontro con il religioso fu una svolta nella vita di Giovanni: «Mi confortò, m’incoraggiò e curò la mia anima che in quel momento richiedeva più cure di quanto non ne potesse aver bisogno il mio corpo. Fu grazie alle parole e alla bontà di quel frate che cominciò a risvegliarsi in me una grande Speranza: la Fede in Dio. Cominciai a rivivere quei momenti interminabili che avrebbero dovuto precedere la mia morte. Pensai alla Vergine Celeste: ero ateo, non credevo in Lei, ma improvvisamente la invocai chiedendole la Grazia del perdono».
Padre Corrao racconta a Giovanni anche di un Santuario, sperduto tra i monti Pirenei, in un paesino chiamato Lourdes. Proprio in quell’anno ricorreva il centenario dell’apparizione della Madonna alla piccola Bernadette.
«Allora presi una decisione: se fossi guarito e fossi riuscito a camminare come prima dell’incidente, mi sarei recato a Lourdes a piedi».
Otto mesi dopo è pronto a partire.
«Parenti, amici e conoscenti erano contrari a questa mia scelta, ma io volli mantenere la mia promessa». Si costruisce una grande croce di legno alta oltre 2 metri e la mattina del 15 maggio 1959 si presenta alla parrocchia Maria SS. Consolatrice, dove il parroco Padre Mazzola lo benedice, «affidandomi alla Madonnna e a Suo Figlio Gesù».
«Con uno zaino e la Croce in spalla mi misi in cammino attraversando tutta l’Italia e la Francia. Il viaggio fu duro: ho dormito all’addiaccio, in case di persone che mi ospitavano, nei conventi, nelle grotte, superando difficoltà di ogni genere. Sono stato anche schiaffeggiato, ma con la volontà e la fede che mi sostenevano, la mattina del 10 agosto 1959 ho potuto inginocchiarmi nella Grotta dell’Apparizione, davanti alla Madonna a pregare e ringraziare Dio e la Santa Vergine per la grazia della mia conversione. Lì ho pregato per tutti coloro che mi hanno reso il cammino difficile, per la conversione dei non credenti, per la vocazione dei sacerdoti e per la pace del mondo».
Torniamo da dove eravamo partiti: Terranuova Bracciolini. La vita ha portato Giovanni a trascorre qui la propria vecchiaia, portando anche in terra aretina la sua testimonianza. Lui, inesauribile, non si stanca mai di raccontare la sua storia. Nei giorni scorsi è stato ospite di Tv2000. Giornali e telegiornali lo hanno intervistato. Il Comune valdarnese pochi anni fa ha deciso di raccogliere il suo diario di viaggio in una pubblicazione. Ad ottobre, per la 29esima volta, è tornato a Lourdes. Lo ha fatto assieme agli amici della parrocchia. Lì ha ritrovato la sua vecchia croce, compagna di viaggio in quel 1959.
Del giovane palermitano che odiava il mondo, invece, non è rimasto nulla.
DA RIVEDERE ON LINE
A Lourdes a piedi. La storia di Giovanni. TSD Notizie del 12 dicembre 2012.