Da Toscana Oggi del 17 marzo 2013. La storia della piccola Almira presentata ai ragazzi dei licei di Arezzo. Rapita da un campo profughi nei Balcani, è stata costretta alla prostituzione nelle strade italiane. Poi, quando i suoi aguzzini hanno deciso che il suo corpo era “scaduto” l’hanno liberata. Ma Almira non ha mai fatto ritorno a casa. Per la vergogna si è suicidata. Il suo è solo uno dei tanti drammi legati alla “tratta degli invisibili”.
Il giorno in cui Almira divenne schiava aveva solo 16 anni. Venne rapita nel trasferimento da un campo profughi dei Balcani. Nell’attimo esatto in cui finì nelle mani di un gruppo criminale dell’ex Jugoslavia, aveva già impressa una data di scadenza. Per 24 mesi sarebbe stata carne giovane da mettere in vendita nel mercato della prostituzione italiana. Poi, dopo essere stata sfruttata e malmenata, poteva essere rispedita al mittente. Almira però non ce l’ha fatta. Troppo grandi il dolore e la vergogna per quei due anni. Poco dopo aver sentito per telefono la madre, per annunciare la partenza verso casa, ha deciso di togliersi la vita.
La storia di Almira è stata presentata ai ragazzi dei licei di Arezzo. La sua vicenda è contenuta nel volume «Il traffico degli invisibili», una ricerca curata dall’antropologa Desiérée Pangerc che approfondisce il tema delle migrazioni illegali verso l’Italia lungo le rotte balcaniche
«Ho deciso di raccontare questa storia ai ragazzi – spiega l’autrice – perché si tratta di una ragazza che potrebbe benissimo essere una di loro. Almira è una ragazza che si è trovata invischiata in una situazione assolutamente abominevole, dopo essere già stata traumatizzata dall’esperienza di guerra».
Nel corso dell’incontro la Pagnerc ha mostrato agli studenti un video legato alla storia di Almira. Ritrae l’aguzzino della ragazza, il boss serbo Tasim Kucevic, poco prima di entrare in un tribunale per essere processato. Gli si affianca una donna che si presenta come giornalista. Kucevic è contento, le stringe la mano. La sua espressione però è destinata a mutare nel giro di pochi secondi. La donna, infatti, non è una giornalista ma la zia di Almira. Mostra delle foto della ragazza al boss chiedendo se il suo volto non gli fosse familiare. Lui tentenna, poi la reazione violenta: colpisce con uno schiaffo la donna facendola cadere a terra.
«La cosa più incredibile di questo episodio è che nessuna delle tante persone presenti ha aiutato la donna a rialzarsi. È questo il vero male: l’indifferenza. La stessa che dimostrano in tanti di fronte alle storie drammatiche della tratta delle schiave».
I confini del Friuli-Venezia Giulia sono tra quelli più battuti dai flussi migratori illegali. Una realtà di cui l’opinione pubblica italiana ha poca consapevolezza.
«Il motivo è principalmente politico. Dopo gli accordi di Dayton del 1995 – spiega Desiérée Pangerc – che hanno sancito la pace dopo la guerra civile in Jugoslavia, si è iniziato a pensare ai Balcani come un’area stabile. In realtà non è così. Ancora oggi i confini con l’Italia restano particolarmente battuti dai traffici illegali, nonostante la grande attività delle nostre Procure per contrastarli».