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Il Pontefice: “Settimana Santa per imparare ad uscire da noi stessi”

27/03/2013 / Redazione / Notizie
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“Cari fratelli e sorelle, buongiorno!”, il saluto ormai abituale del Papa: “Sono lieto di accogliervi in questa mia prima Udienza generale, con grande riconoscenza e venerazione raccolgo il testimone dalle mani del mio amato predecessore Benedetto XVI”, ha proseguito il Papa: “Dopo la Pasqua riprenderemo le catechesi dell’Anno della fede. Oggi vorrei soffermarmi sulla Settimana Santa”. “Cosa può voler dire vivere la Settimana Santa per noi? Che cosa significa seguire Gesù nel suo cammino sul Calvario verso la Croce e la Risurrezione?”, si è chiesto il Papa, ricordando che “nella sua missione terrena, Gesù ha percorso le strade della Terra Santa, ha chiamato dodici persone semplici perché rimanessero con lui, condividessero il suo cammino e continuassero la sua missione, le ha scelte tra il popolo pieno di fede nelle promesse di Dio”. Gesù, in altre parole, “ha parlato a tutti, senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova, ai potenti e ai deboli, ha portato la misericordia e il perdono di Dio, ha guarito, consolato, compreso, ha dato speranza, ha portato a tutti la presenza di Dio che si interessa di ogni uomo e ogni donna, come fa un buon padre e una buona madre verso ciascuno dei suoi figli”. “Dio non ha aspettato che andassimo da lui, ma è lui che si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure”, ha ammonito il Papa: “Gesù ha vissuto le realtà quotidiane della gente più comune: si è commosso davanti alla folla che sembrava un gregge senza pastore, ha pianto davanti alla sofferenza di Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro, ha chiamato un pubblicano come suo discepolo, ha subito anche il tradimento di un amico. In Lui Dio ci ha dato la certezza che è con noi, in mezzo a noi”. “Gesù non ha casa perché la sua casa è la gente, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di amore di Dio”, ha detto il Papa salutato da un applauso.

immagine papa

“Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore – ha spiegato – vuol dire imparare ad uscire da noi stessi, come dicevo domenica scorsa, per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto”. “C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!”, ha esclamato spiegando che “nella Settimana Santa noi viviamo il vertice di questo cammino”. Gesù, infatti, “entra in Gerusalemme per compiere l’ultimo passo, in cui riassume tutta la sua esistenza: si dona totalmente, non tiene nulla per sé, neppure la vita. Nell’Ultima Cena, con i suoi amici, condivide il pane e distribuisce il calice per noi”.

“Gesù non vive questo amore che conduce al sacrificio in modo passivo o come un destino fatale”, ha spiegato il Papa: “Certo non nasconde il suo profondo turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al Padre, per dimostrare il suo amore per noi. Questa è anche la mia, la tua, la nostra strada”.

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