Si chiamano Neet (Not in Education, Employment or Training) e sono i giovani che non studiano e non lavorano. Sono 14 milioni in tutta l’Europa e costano al vecchio continente 153 milioni di euro.
“Un terzo dei disoccupati italiani – come riporta il portale Agrinotizie – ha tra i 15 e i 29 anni e non si dedica allo studio né alla formazione. Il dato emerge dal rapporto del Censis “La crisi sociale del Mezzogiorno“, che sottolinea come nelle regioni meridionali questo fenomeno abbia un’incidenza del 31,9%, cioè di quasi dieci punti percentuali in più rispetto alla media nazionale del 22,7%.
Come uscire da questa vera e propria emergenza sociale? Secondo Nicola Motolese, presidente dell’Anga (l’associazione dei giovani agricoltori aderente a Confagricoltura), la soluzione sta nel settore primario.
Così Motolese ha infatti commentato il rapporto Censis: «Il fenomeno va affrontato subito, rivoluzionando l’approccio italiano al lavoro e ponendo al centro l’agricoltura. Per rimettere in moto il circolo virtuoso tra lavoro, occupazione e produttività serve anche un sistema di tirocini e crediti formativi rivolto agli studenti delle scuole superiori e delle università, che si impegnano in aziende agricole gestite da giovani imprenditori. Il vantaggio sarebbe duplice, poiché si orienterebbe la formazione del giovane in modo concreto e pratico verso il mondo del lavoro, e contemporaneamente si consentirebbe all’impresa di contare su personale qualificato “a tempo” con cui sviluppare spin-off e progetti innovativi»”.