Davanti al Santo Sepolcro vuoto ha annunciato ancora una volta la resurrezione di Cristo. Nella Basilica al centro di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme, ha presieduto ieri mattina la messa di Pasqua. La risurrezione è il centro della fede cristiana, sottolinea il Patriarca. Ma cattolici, ortodossi e protestanti celebrano la Pasqua in date diverse. Tuttavia “la divisione non viene da Dio – sottolinea Twal – È per questo che nella nostra Diocesi di Terra Santa abbiamo deciso, con l’eccezione di Gerusalemme e di Betlemme, di considerare la data di Pasqua dei cattolici secondo il calendario giuliano affinché le famiglie di confessioni miste possano celebrare questo mistero insieme.” Come già avviene in Giordania, in Siria e in Egitto, dunque la Terra Santa celebrerà la Pasqua il 5 maggio, secondo le festività ortodosse. “Non è una decisione facile quella di unificare la data della Pasqua, tuttavia è un primo passo verso la piena unità che dobbiamo avere sempre a cuore nelle nostre preghiere.”
Centrale, nell’omelia del Patriarca, il tema dell’evangelizzazione “attraverso la carità, l’amore per il prossimo e la semplicità”, come ha esortato anche Papa Francesco, che Twal ha incontrato di persona quando Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires, nel novembre 2010: “L’Argentina ha accolto molti emigrati dal Medio Oriente. Il Papa era ben consapevole del problema costituito dall’emigrazione dei fedeli dalla Terra Santa […] Sono convinto che il Santo Padre continuerà con forza e determinazione il lavoro di Benedetto XVI in favore della pace in Terra Santa”.

mons Fouad Twal
Patriarca Latino di Gerusalemme
“Il Signore […] ci invita a portare la luce della fede nella nostra regione del Medio Oriente, lì dove il cristianesimo è nato, dove è nata la Chiesa Madre di Gerusalemme, dove è nato ogni cristiano. È per questo che la nuova evangelizzazione, per essere moderna ed efficace, deve ripartire da Gerusalemme […] A tutti i pellegrini del mondo rinnovo così il mio invito a venire in Terra Santa, in primo luogo a Papa Francesco, che sarà il benvenuto […] Il pellegrinaggio in questi luoghi è un’occasione di incontro personale con Gesù. In questo senso, i cristiani di Terra Santa sono la memoria collettiva vivente della storia di Gesù. E devo dire anche che i cristiani di Terra Santa hanno bisogno degli altri credenti, delle loro preghiere e della loro solidarietà; la presenza dei pellegrini è in effetti una reale testimonianza di fede e di comunione con la nostra Chiesa del Calvario. La nostra Chiesa vive in un Medio Oriente che soffre.”

La messa di Pasqua al Santo Sepolcro
E come Papa Francesco nella sua omelia pasquale, anche il pensiero del Patriarca Twal va poi a “tutte le vittime e a tutti i rifugiati siriani fuggiti nei paesi vicini ed in particolare, per quanto riguarda la nostra Diocesi, in Giordania, ma anche a tutti i cristiani di Terra Santa che sono tentati di emigrare. Al nostro “piccolo gregge” desidero ripetere ancora una volta che la festa della risurrezione è un motivo di speranza per un mondo afflitto da profonde tragedie spesso causate dalla violenza umana. A Pasqua le croci della nostra vita non sono sparite. Dio non le ha eliminate, ma ha aperto un cammino in mezzo alla sofferenza e vuole aprirlo ogni giorno per noi. Vivere da cristiani in Medio Oriente non è una scelta, ma una vocazione. Si deve passare attraverso la croce per conoscere la risurrezione.”
“Non ci sono più terre da riconquistare, ma i cuori” ha detto Twal, lanciando l’ennesimo appello alla comunità internazionale “a non limitarsi ai discorsi e alle visite – con un non troppo velato riferimento all’ultima visita di Barack Obama in Israele, Palestina e Giordania – ma a prendere decisioni concrete ed efficaci per trovare una soluzione giusta ed equilibrata alla causa palestinese, che è all’origine di tutti i problemi del Medio Oriente.”
Il testo integrale dell’omelia di mons. Twal

Don Mario Cornioli
La sera della veglia pasquale, Don Mario Cornioli, sacerdote biturgense fidei donum al servizio del Patriarcato di Gerusalemme, ha scritto sul suo blog: “Mentre nella Basilica del Santo Sepolcro noi canteremo l’Alleluia pasquale, voi nelle vostre chiese avrete ancora qualche oretta da attendere. Ma uscendo dal Santo Sepolcro la situazione si capovolge e così noi ancora stiamo aspettando di cantare l’Alleluia e di celebrare la nostra Pasqua di Risurrezione…ma è questione di tempo. Ci vorrà qualche ora o qualche giorno o qualche mese o qualche anno, ma non basteranno le porte chiuse, non basteranno i muri, non basteranno i soldati, non basteranno le armi… la Potenza della Risurrezione farà rotolare via qualunque pietra posta davanti alle tante tombe artificiali costruite da mani di uomini arroganti e presuntuosi. E’ solo questione di tempo…e nell’attesa viviamo di speranza. E nutriamo la speranza con la fede semplice. E alimentiamo la fede con la preghiera innocente dei bambini e delle loro mamme.”

Gerusalemme, Basilica del Santo Sepolcro