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Le proposte degli imprenditori aretini per la Settimana sociale

03/05/2013 / Redazione / Notizie
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«La crisi ha fatto emergere le contraddizioni e le debolezze di un sistema fondato su una serie di egoismi. Un sistema che ha privilegiato sempre più l’economia virtuale alla reale, creando falsi bisogni e spingendo le famiglie a spendere più di quello che potevano permettersi, in nome della “crescita economica”. In questa corsa al “benessere”, ciascuno ha pensato a sé senza tener conto delle povertà che un certo tipo di modello andava generando. Anche nel mondo imprenditoriale c’è stato chi ha intrapreso solo per il proprio tornaconto, senza farsi troppi scrupoli». È un’analisi senza sconti quella elaborata dal gruppo di lavoro aretino, in vista della Settimana sociale dei cattolici toscani. Dieci esponenti del mondo dell’imprenditoria e di importanti associazioni di categoria che si sono confrontati nel laboratorio per «intraprendere», coordinato da padre Antonio Airò.

I partecipanti al laboratorio hanno da subito messo in evidenza le problematiche generali che hanno portato all’attuale crisi economica, perché «è impossibile parlare dei problemi di Arezzo e della Toscana staccandoli dal contesto nazionale, europeo ed internazionale». «Viviamo in un Paese – si legge nel documento finale – che a causa dell’età e delle regole che si è dato, non è inclusivo, ma chiuso e vecchio e, come capita a volte alle persone anziane, pensa di poter vivere di rendita, perpetuando i suoi meccanismi e fregandosene di quelli che verranno dopo. Questo è il cancro peggiore. Occorre smontare un sistema ormai vecchio e non più sostenibile (anche dal punto di vista amministrativo e burocratico), dove la regola per anni è stata “tassa e spreca”. Non ce lo possiamo più permettere!».
181010-403Poi le problematiche regionali, con il tema di una sussidiarietà che in Regione sembra essere ancora tutto da sviluppare: «In Toscana non sempre e non in tutti i settori questo criterio è stato ben sviluppato. Creare sinergie tra pubblico e privato, sostenere le realtà che svolgono bene la propria funzione, premiare il merito, le capacità e l’iniziativa, dovrebbero essere spazi su cui lavorare». Poi, il decentramento: «Non sono state emanate le deleghe e questo ha determinato una differenziazione tra centro e territori periferici, e una situazione dove il centro non conosce le reali problematiche dei diversi territori e questa carenza si fa sentire in fase di programmazione e di distribuzione delle risorse».
Infine, Arezzo: una realtà che può contare su una struttura imprenditoriale «abbastanza composita» e su settori produttivi che, nonostante la crisi, riescono a tenere ancora bene. Ma non mancano i problemi, a partire dalla dimensione delle aziende: «Abbiamo una miriade di piccole e medie aziende; ma in questo momento può arrivare ad avere credito solo chi può dare forti garanzie», si legge nel documento. Per gli imprenditori aretini è necessario: «Progettare una riconversione delle imprese, diversificando le attività, puntando all’innovazione e guardando a nuovi mercati»; «fino ad oggi c’è stata la possibilità di gestire in maniera più artigianale. Ora non è più possibile reggere da soli…».

Provincia di Arezzo nuovi voucherIl documento mette poi in luce quello che il mondo dell’imprenditoria aretina chiede alla Chiesa: «Dovrebbe ricominciare ad esprimersi per dare dei punti di riferimento, che sono venuti a mancare, ad esempio, nell’ambito delle istituzioni politiche, che non hanno saputo interpretare i segni dei tempi. Se la Chiesa, se i cattolici ritornano ad avere un ruolo attivo nella società, anche a livello politico, questo potrebbe dare un’accelerazione anche ad una serie di riforme e cambiamenti necessari al Paese; la Chiesa può dare un grande contributo culturale ed educativo, per far uscire da questa cappa di pessimismo e far riscoprire il valore della persona e del tempo e la vera dimensione dell’intraprendere; la Settimana Sociale deve puntare a ricreare un luogo dove la Chiesa si rifà educatrice, una Chiesa capace di rimettere le persone a parlare tra loro e ascoltarsi (non ci siamo parlati per decenni)… di animare, formare, stimolare il confronto, il coinvolgimento, il mettersi insieme e porre dei segni;
La logica dell’intraprendere è proprio la logica più necessaria in questo tempo. L’intraprendere è un dono che ha una forza ideale, innovativa, che potrebbe essere portata oltre la dimensione della propria impresa, per far ripartire una voglia di guardare al futuro».

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=0ysagsy6Uno]


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