Oggi alle 19.30 e 23.40 va in onda la puntata n. 74 di “Mappe. Spunti per comprendere dove siamo”, programma ideato e condotto da Anselmo Grotti con la collaborazione di Ilaria Vanni. La puntata si intitola “Nei panni dell’altro”.
Popolarmente si dice «mettersi nei panni di qualcuno» per indicare la capacità di vedere le cose da un altro punto di vista. “Mettiti nei miei panni. Cosa avresti fatto nella stessa situazione nella quale mi sono trovato io?”. Nel film di fantascienza “Metropolis” del 1926 Fritz Lang immagina il mondo come sarà nel 2026 (all’epoca manca un secolo, oggi pochissimi anni). La società è divisa tra l’èlite dei ricchi e la massa dei poveri. Anche fisicamente: i primi abitano i superattici dei grattacieli, i secondi le città sotterranee dove si generano l’energia e i beni che fanno vivere Metropolis.
A un certo punto però accade qualcosa: il figlio del Signore della città vede un incidente mortale durante il lavoro degli operai. Mentre gli altri si limitano a vedere, lui riesce a “guardare” (per questa differenza si rimanda alla puntata 72 di “Mappe“). Tanto basta per fargli decidere di disobbedire al padre, scendere nella città sotterranea e prendere il posto di un operaio alla macchina. Letteralmente “vestendo i panni dell’altro”.
Solo una finzione cinematografica, per quanto efficace?
Siamo nel 1944. Da 11 anni Hitler è al potere. Sono passati appena 18 anni dal 1926 del film. In Germania non c’è più la Repubblica di Weimar, con la straordinaria fioritura dell’espressionismo tedesco e della cinematografia d’avanguardia. La menzogna e la violenza dominano, ormai totalitarie. Prima ancora di quanto Lang avesse previsto c’è un mondo diviso tra signori e schiavi. E c’è anche un uomo che letteralmente si veste dei panni di un altro. Questa volta non è la divisa di lavoro dell’operaio e non è un film. Scambia la sua divisa di soldato con quella di un prigioniero, siamo ad Auschwitz.
È la storia di Denis Avey, un soldato inglese. Voleva scoprire cosa ci fosse di vero nei racconti dell’orrore che filtravano dall’esterno. Ciò che i suoi occhi hanno visto è rimasto un segreto per decine di anni. Si tratta di circostanze estremamente drammatiche, ma le modalità sono analoghe in circostanze più ordinarie. La nostra vita quotidiana è possibile perché siamo in grado di sviluppare la capacità di entrare in contatto con il vissuto di un’altra persona. Siamo strutturati per farlo: grazie ai neuroni specchio ad esempio siamo in grado di interpretare le intenzioni dell’altro, comprendere in un certo senso la sua interiorità, altrimenti per noi inaccessibile.
I neuroni specchio sono una classe di neuroni originariamente scoperti nella corteccia premotoria e in seguito identificati anche nel lobo parietale inferiore. La loro proprietà caratteristica è l’attivazione sia durante l’esecuzione di un atto motorio sia quando si osserva qualcun altro compiere quello stesso tipo di gesto. Questa peculiarità ha fatto ritenere che i neuroni specchio possano essere coinvolti nella comprensione degli obiettivi delle azioni degli altri. Ma non si tratta di un fatto automatico. La biologia ce ne dà la possibilità. La nostra volontà e la nostra libertà possono – o no – renderlo affettivo.
“Mettersi nei panni di un altro” significa dunque moltissimo, significa la capacità di vedere il mondo con altri occhi e di condividere l’esperienza di un altro.
Certamente nessuno lo ha fatto con maggiore profondità di Gesù. Non si è limitato a vestire i panni di un altro. Ne ha preso, letteralmente, la stessa carne e lo stesso corpo. Un Dio che per amare la propria creatura non disdegna di farsi figlio di una donna. L’appuntamento con Mappe è su TSD (canale 85 del digitale terrestre).
Tutte le puntate di Mappe disponibili e scaricabili sul sito www.tsdtv.it/mappe/
Si può intervenire nel blog di Mappe: www.tsdtv.it/blog/blog-mappe/