Oggi alle 19.20 e alle 21.20 va in onda la puntata n. 79 di “Mappe. Spunti per comprendere dove siamo”, programma ideato e condotto da Anselmo Grotti. Il nuovo appuntamento si intitola “Cristianesimo del terzo millennio”.
Esisterà un cristianesimo nel terzo millennio? E se sì, come sarà vissuto e interpretato? Le trasformazioni che stiamo vivendo consegnano al passato specifici modi di intendere la religione o rendono insensato il tema della trascendenza?
Franco Garelli ha scritto recentemente Religione all’italiana. In Italia non assistiamo ancora alla crescita di quanti si definiscono “senza religione”, come invece avviene altrove. Prevale un cattolicesimo “di famiglia”, “delle intenzioni”. C’è poi una minoranza di cattolici “convinti e attivi”. Per questo si può dire allo stesso tempo che in Italia il cattolicesimo è sia di maggioranza che di minoranza. C’è piuttosto un “ateismo di fatto”.
Nel mondo i cristiani sono due miliardi, di cui 500 milioni pentecostali o carismatici. Nel 2025 si stima che i cristiani saranno 2,6 miliardi. La maggioranza sarà in Africa.
L’Europa e il Nord America hanno molto insistito sul tema del postmoderno, tanto che ormai “il rifiuto della crisi si sta imponendo in modo strisciante come l’unica sintesi possibile” (Alici). Dice il Salmo 57: “dobbiamo svegliare l’aurora”. Arrendersi a Babele 13 è volgere le spalle a Pentecoste. C’è un paradosso nella cultura della modernità. Berger ha scritto che tale cultura è nata “da un gigantesco spostamento dal destino alla scelta nella condizione umana”. Eppure oggi non crediamo più alla possibilità di dare un senso all’esistenza.
Non esistono più, secondo tale cultura, “narrazioni” che magari si contrappongono. Restano solo frammenti che non si possono mettere a confronto. C’è un grande supermarket, e gli scaffali sono pieni di merci per ogni gusto. Basta ovviamente pagare. Non si ritiene che in natura ci sia qualcosa “da scoprire”; casomai “da fabbricare”. Scriveva Horkheimer a metà del Novecento: “La macchina ha gettato a terra il conducente, e corre cieca nello spazio”. Ha detto Benedetto XVI che anche la porta della fede rischia di essere percepita come “uno dei tanti programmi del sacro che stanno nel mercato”.
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