“Cari ragazzi, sono sicuro che siete già a letto in attesa della partenza di domani. Non potevo non scrivere due righe per dirvi che Gesù ha dato la vita per ognuno di noi e in quell’abbraccio ci stiamo veramente tutti. Grazie per questa Gmg particolarissima perché fino al sabato della veglia non mi sono accorto di essere dall’altra parte del mondo, ma semplicemente a casa. Merito di ognuno di voi, merito di ogni comunità e famiglia che ci ha accolto. Il Monastero della Speranza, la Parrocchia del Sacro Cuore di Maria e quella di San Paolo Apostolo a Copacabana. Che Grazia. Un Kairos.

Il Cristo Redentore sul Corcovado, Rio de Janeiro
Un dono da conservare per sempre, perché il Signore ci permette di vivere certi momenti dandoci la responsabilità della testimonianza. E poi quel Papa Francesco che con tanta stanchezza, ma con entusiasmo, sa ugualmente dirci e darci parole importanti come fecero Benedetto e Giovanni Paolo. Buona notte sentinella che attende con gioia e speranza il MATTINO.”
A scrivere queste parole, sotto l’immagini del Cristo Redentore con le braccia spalancate, è Don Danilo Costantino, responsabile della Pastorale giovanile della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e guida della delegazione di aretini che nelle ultime due settimane hanno preso parte alla XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù.
Oggi è il giorno del ritorno a casa: 12 ore di volo, 5 di fuso orario, e poi si rientra nelle proprie comunità: famiglia, lavoro, amici e parrocchia. Ma, come ha detto domenica Papa Francesco nell’omelia della Messa di invio, ” l’esperienza di questo incontro non può rimanere rinchiusa nella vostra vita o nel piccolo gruppo della parrocchia, del movimento, della vostra comunità. Sarebbe come togliere l’ossigeno a una fiamma che arde. La fede è una fiamma che si fa sempre più viva quanto più si condivide, si trasmette, perché tutti possano conoscere, amare e professare Gesù Cristo che è il Signore della vita e della storia.”

La Messa di invio a Copacabana
Ed è da queste parole che inizia l’opera di testimonianza dei giovani aretini. “Andate e fate discepoli tutti i popoli” era il tema di questa Gmg. “Andate, senza paura, per servire” è l’incarico che il Santo Padre ha lanciato ai 3 milioni di giovani assiepati sul lungomare di Copacabana.
“Sono ancora nel turbine delle emozioni e non mi rendo bene conto di quello che mi stia accadendo – scrive Serena prima di partire alla volta dell’Italia – ringrazio il Signore di avermi fatto vivere questa Gmg, capire meglio me stessa e quali siano le cose importanti, aiutato a prendere decisioni fondamentali e scombinato nuovamente i miei piani. Ma sopratutto di avermi dato persone che con la loro presenza costante e talvolta silenziosa, il loro amore, la cura, le parole, l’affetto mi abbiano fatto capire quanto sono fortunata.”

Il sorriso di Papa Francesco prima della Messa di invio
Perchè, come ha detto Papa Francesco durante la veglia di preghiera con i giovani, “non siamo mai soli, siamo parte di una famiglia di fratelli che percorrono lo stesso cammino: siamo parte della Chiesa“.
Uno spirito di condivisione che si assapora in esperienze come quella della Giornata Mondiale della Gioventù, attraverso “la vita di gruppo con i suoi pregi e difetti, tante difficoltà e momenti di attrito tra noi, – scrive Filippo – ma alla fine tutto si scioglie in un abbraccio e mille ringraziamenti. Perché senza ogni persona di questo gruppo non sarebbe stato lo stesso. Ognuno è stato fondamentale per tutti gli altri.”
Come ogni Gmg, questo è solo l’inizio del percorso. I 21 giovani aretini hanno avuto il privilegio di vivere in prima persona esperienze forti e profonde, stringere nuovi legami, conoscere meglio se stessi attraverso il confronto con l’altro, scoprire un modo di vivere la fede diverso, ma incredibilmente vivo. Ora devono portare tutto questo, il bagaglio più pesante e più prezioso, a casa. Ed iniziare una nuova strada. Come dice Riccardo: “Pronti a tornare? Naaaa… solo pronti a ripartire! Grazie ragazzi!”