Che Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, fosse un intenditore di bellezze artistiche e paesaggistiche non è una novità; che tra i luoghi più amati dall’illustre storico dell’arte ci fosse anche la Valtiberina, anche questo è risaputo. Non era, invece, scontato che Paolucci realizzasse un autentico spot sulla terra di Piero della Francesca, all’interno di un quotidiano nazionale. Sul Sole 24 Ore di domenica 18 agosto, l’ex Ministro dei Beni Culturali (95-96) ha firmato un pezzo che, per la Valle del Tevere, vale più di mille locandine promozionali. “Tesori d’arte in Valtiberina”, il titolo dell’articolo. Queste le prime righe, che da sole dicono già molto:
C’è una striscia d’Italia che va nel senso dei paralleli e che io chiamo l’«entre rios», la terra fra i due fiumi. I fiumi sono l’Arno e il Tevere. Tracciate due linee corrispondenti al percorso dell’uno e dell’altro e vi accorgerete che all’interno del territorio così delineato, nelle città e nei paesi che su quei due fiumi gravitano, sono nati i grandi della civiltà italiana: Dante e Boccaccio, Giotto e Arnolfo, Galileo e Machiavelli, San Francesco e il Beato Angelico, Piero della Francesca e Leonardo, Raffaello e Michelangelo. […]
Ebbene l’asse portante, il centro geometrico dell’«entre rios», è il segmento della Valtiberina che unisce la Toscana all’Umbria, la linea che va da Borgo San Sepolcro a Città di Castello, attraversando e toccando i campanili e le piazze di terre finitime che si chiamano Anghiari, Badia Tebalda, Caprese Michelangelo, Monterchi, Pieve Santo Stefano e poi ancora Citerna, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, San Giustino.
Nel pezzo, Paolucci promuove l’iniziativa che in questi mesi vede protagonista proprio la Valle del Tevere. Si tratta dell‘edizione 2013 di “Piccoli Grandi Musei” voluta e finanziata dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. La kermesse ha per argomento “il viaggio nella Valtiberina e vede uniti in fruttuosa cooperazione le autorità amministrative e gli uffici della tutela delle due regioni, Umbria e Toscana”, evidenzia Paolucci. Il direttore dei Musei Vaticani, sulle colonne del Sole 24 Ore, sottolinea come sia “commovente” pensare quanto questa terra sia stata importante per alcuni dei più grandi artisti italiani: Piero della Francesca e Raffaello prima, Alberto Burri poi.
Colpisce – miracolo delle coincidenze – che il palazzo che fu degli Albizzini, i committenti dello Sposalizio della Vergine, ospiti oggi la Fondazione Museo dedicata ad Alberto Burri. Perché se c’è, nel Ventesimo secolo, un erede del grande classicismo italiano che ha i suoi archetipi in Piero della Francesca e in Raffaello, questi è Burri. L’intuizione è di Cesare Brandi e di Giulio Carlo Argan ed è perfettamente vera.