Una presenza ormai strutturale per il sistema scolastico aretino, tanto da scongiurare la chiusura di alcuni istituti nei piccoli centri del territorio. Torna a crescere la presenza di studenti non italiani tra i banchi di scuola dell’Aretino. A dirlo sono i numeri del Rapporto “Il mondo a scuola”, elaborato dall’Osservatorio sociale della Provincia di Arezzo, in collaborazione con Oxfam e Università di Siena. Nell’Anno scolastico 2012/2013 gli alunni stranieri sono stati oltre 6600, pari al 14 per cento. Una presenza sempre più vitale per la scuola aretina: mentre, infatti, gli alunni italiani sono diminuiti di 484 unità, quelli stranieri aumentano di 460.
A crescere è anche il numero di alunni di Seconda generazione (cittadini nati in Italia, da genitori stranieri): tra gli alunni stranieri uno studente su due fa ormai parte delle cosiddette G2. Percentuale ancora più alta se si considerano anche quegli alunni arrivati in Italia nella prima infanzia.
Una presenza che, in punti percentuali, incide soprattutto nei piccoli comuni. Il record spetta a Pratovecchio e Sestino, dove gli alunni stranieri rappresentano rispettivamente il 28 e il 27 per cento del totale. Ad Arezzo, la cifra numericamente più consistente con oltre 2mila studenti non italiani, pari al 13 per cento del totale
Gli alunni stranieri alle superiori scelgono soprattutto gli istituti tecnici e professionali: sono il 40 per cento. Cala, invece, la presenza al classico (- 9 per cento). Cifre diametralmente opposte a quelle degli alunni autoctoni: il 27 per cento studia al classico e solo il 14 nell’istruzione professionale.
Resta alto il valore del ritardo scolastico. Il momento più difficile è il passaggio tra un ciclo scolastico e l’altro. In prima elementare boccia quasi il 4 per cento degli studenti stranieri (più basso il valore per le G2, con il 1,60).; nella prima classe delle medie il 9 per cento (italiani all’1,9, G2 al 6,2); in prima superiore, sono il 35 per cento i respinti (italiani al 15, G2 al 23).
A far riflettere, è anche la presenza relativamente bassa di bambini stranieri nelle scuole dell’infanzia, rispetto agli altri gradi di istruzione (1200 alunni, contro gli oltre 2200 delle elementari). Una dinamica che trova le sue ragioni sia in campo economico che culturale. Spesso nelle famiglie immigrate, la madre non lavora e si preferisce lasciarle in custodia i figli, anziché usufruire dei servizi dell’asilo. Viene così meno però, un’importante momento di confronto ed integrazione, fondamentale nella vita del bambino.