Oggi alle 19.20 e alle 21.20 va in onda la puntata n. 90 di “Mappe. Spunti per comprendere dove siamo”, programma ideato e condotto da Anselmo Grotti con la collaborazione di Ilaria Vanni. Il nuovo appuntamento si intitola “Il futuro del futuro”.
“Mappe” prosegue la sua ricerca sul tema del futuro. Abbiamo visto come nel mondo antico l’idea stessa di futuro fosse sconosciuta. Il tempo aveva un ritmo circolare, per cui è impossibile pensare a un futuro davvero “nuovo”. Prima l’ebraismo e poi il cristianesimo hanno invece portato l’annuncio della trascendenza: quello che c’è non esaurisce tutto quello che c’è. Nel tempo la laicizzazione dell’idea di salvezza ha trasferito allo sforzo dell’uomo questo compito: il futuro diviene programmabile dall’economia, dalla scienza, dalla tecnologia. Nel Novecento le ideologie politiche totalitarie hanno preteso di pianificarlo integralmente. La crisi del futuro che viviamo negli ultimi decenni ha cambiato di segno a questo termine: il futuro come promessa si è trasformato nel futuro come minaccia. Crisi ambientale, terrorismo, recessione economica, disoccupazione: tutta una serie di prospettive infauste si sono addensate all’orizzonte. È come cancellata l’idea stessa di futuro: anche l’Italia vive una sorta di malvagio incantesimo da venti anni a questa parte.
Il futuro ha un futuro? Sembrerebbe di no, a giudicare dal clima che respiriamo attorno a noi. Il futuro non è programmabile. I tentativi fatti da sinistra (i piani quinquennali) e da destra (le previsioni tecnocratiche) sono sempre state smentite. Accanto al futuro c’è infatti l’avvenire. L’avvenire è qualcosa che sta venendo, che ci viene incontro, che da non dipenda dalla nostra programmazione e dal nostro possesso.
Ci sorprende, rappresenta una eccedenza di senso, apre all’inedito e anche al trascendente. Però ci è chiesto anche di saper progettare il futuro, di cui siamo per certi versi responsabili. Nel settembre 2013 si è insediata una Commissione in Francia con lo scopo di valutare le tendenze e le prospettive di quel Paese per i prossimi 10 anni. Ci può essere della presunzione in queste decisioni, ma certamente è molto scoraggiante il confronto con la nostra situazione italiana, congelata da decenni in piccoli litigi, interessi personali, incapacità di pensare in modo abbastanza ampio . E ne vediamo gli effetti: anche in campo economico oltre che sociale e culturale.
Aver congelato il futuro ci ha reso intolleranti verso ogni tipo di frustrazione: non sappiamo attendere, siamo incapaci di far fronte alla dilazione della gratificazione, nella illusione di conquistare il tempo.
Tutte le puntate di Mappe disponibili e scaricabili sul sito: www.tsdtv.it/mappe/
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