Le forme di protesta dei cosiddetti “forconi” che in questi giorni sono state organizzate su tutto il territorio italiano, Arezzo compresa, sono il segno evidente che il peso della crisi sta portando ad esasperare gli animi. Almeno nell’Aretino, le contestazioni hanno mantenuto toni civili. I presidi sono stati organizzati da semplici cittadini che per lo più dichiarano di non essere schierati politicamente. “Italia s’è desta” è lo slogan che campeggia di fronte alla stazione di Arezzo. L’iniziativa è certamente l’esempio di un risveglio nella voglia di partecipare alla “cosa pubblica” da parte di una buona fetta di cittadini.
Un desiderio che però al momento sembra restare soltanto sulla carta. Sta qui il limite più grande di queste forme di protesta. Il rischio, infatti, è quello di restare nel campo degli slogan, del “tutti a casa” e non riuscire a compiere il passo in avanti, arrivare alla proposta. Per cambiare le cose occorre partire dalla consapevolezza che non c’è una strada semplice, chi afferma il contrario rischia di scadere nel populismo più sterile. Se si manda “tutti a casa”, il rischio è che resti un uomo solo al comando, senza possibilità di contraddittorio.
L’Italia e l’Europa conoscono già dove porta questo sentiero.