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Bombe su Gaza: Israele risponde ai razzi dalla Striscia

13/03/2014 / Redazione / Blog, Terra Santa
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Le forze israeliane hanno affermato di aver colpito con la loro artiglieria due basi usate dai militanti palestinesi nel nord e nel sud della Striscia di Gaza. L’azione è una rappresaglia per la raffica di missili, oltre 50, che sono stati sparati ieri contro il sud di Israele dalla Striscia di Gaza, a loro volta reazione all’uccisione, martedì, di tre militanti.

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha commentato: “Se non ci sarà silenzio nel sud di Israele, presto – ha avvertito – ci sarà un rumore assordante a Gaza”.”Il nostro esercito – ha detto Netanyahu nella conferenza stampa con a fianco il premier britannico David Cameron, in visita nella regione – in questo momento reagisce con potenza agli spari da Gaza”.  Ma arriva anche la reazione del presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) che a sua volta ha esortato Israele a fermare “l’escalation militare contro la Striscia di Gaza assediata”.

Sono molti gli analisti a domandarsi se questo non possa essere l’avvio di un possibile ingresso dell’esercito israeliano nel territorio controllato da Hamas. Del resto il ministro degli Esteri, il ‘falco’ Avigdor Lieberman, non ha avuto esitazioni nel sostenere che di fronte alla situazione “non c’è ormai altra scelta che rioccupare per intero la Striscia“.  Israele aveva ritirato tutti i militari e i coloni da Gaza nell’estate del 2005, su decisione dell’allora premier Ariel Sharon, recentemente scomparso.

L’esercito per ora ha annunciato di aver colpito con l’artiglieria due siti “terroristici” nel nord e nel sud della Striscia. Ma l’impressione, secondo i media, è che la reazione non sia destinata a fermarsi qui. Nel frattempo il ministro della Difesa Moshe’ Yaalon ha chiuso fino a nuovo ordine i valichi di frontiera con Gaza.

La nuova escalation della Jihad, che ha rivendicato l’azione in risposta all’uccisione da parte di Israele di suoi tre miliziani, avviene a pochi giorni dalla conferenza stampa di Netanyahu sulla nave proveniente dall’Iran piena di missili destinati a Gaza. Ed è apparsa a molti un serio colpo al cessate il fuoco raggiunto nel novembre del 2012. Il portavoce militare israeliano ha detto di ritenere responsabile la fazione islamica di Hamas “per tutti gli attacchi che partono dalla Striscia”. Mentre Hamas – secondo i media – ha addossato ad Israele “la responsabilità” della escalation rivendicando il “diritto del popolo palestinese a difendersi”.

L’accelerazione di ieri è avvenuta a breve distanza dalla fine dell’intervento di Cameron alla Knesset, il parlamento israeliano: un discorso in difesa della sicurezza di Israele, di condanna del boicottaggio al quale la Gran Bretagna – ha detto – si opporrà, ma anche di appoggio pieno agli sforzi diplomatici per un accordo tra le parti del segretario di Stato Usa John Kerry e alla soluzione dei due Stati.

Netanyahu, nel suo discorso di benvenuto – più volte interrotto dai banchi dell’opposizione mentre i partiti religiosi hanno lasciato l’aula per protesta contro l’approvazione della legge che estende la leva militare agli ultraortodossi – ha invitato il mondo “a premere sui palestinesi” perché “il tempo si sta esaurendo anche per loro”. “Il rifiuto di riconoscere lo Stato ebraico – ha spiegato – è la radice del conflitto, non certo i villaggi ebraici in Giudea e Samaria”.

Ma intanto la gente di Gaza teme una nuova guerra. La popolazione vive ore di angoscia mentre Israele accresce la pressione militare ai margini della Striscia.

Da parte sua l’esercito egiziano ha distrutto 1.370 tunnel al confine con la Striscia di Gaza. Lo comunica lo stesso esercito: i rapporti tra le autorità egiziane ed Hamas sono peggiorati dopo la deposizione del presidente islamico Mohammed Morsi a luglio. I tunnel, che passano sotto la città di Rafah, sono usati per trasferire cibo, carburante e prodotti di consumo sviando l’embargo imposto da Israele nel 2007. Il governo ad interim sostenuto dai militari accusa il movimento palestinese di sostenere i miliziani che, nel dopo Morsi, hanno intensificato i loro attacchi contro le forze della sicurezza egiziana nella Penisola del Sinai. Hamas ha ripetutamente negato qualsiasi coinvolgimento negli attentati.

Fonti: Ansa e ADNKronos

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