È stato eletto per acclamazione il nuovo presidente delle ACLI di Arezzo. Stefano Mannelli è il successore di Enrico Fiori, che nei giorni scorsi aveva annunciato le sue dimissioni dopo 6 anni di presidenza. L’assemblea delle Associazioni cristiane lavoratori italiani, si è ritrovata a Sansepolcro, presso l’Auditorium Santa Chiara. Presente anche Federico Barni, presidente delle ACLI toscane.
“Di fronte ad una caduta repentina ed inarrestabile delle produzioni industriali – ha detto Stefano Mannelli, nel suo lungo intervento -, rappresentata da progressivi smantellamenti di interi settori produttivi che avevano nel corso dei decenni passati rappresentato la massa critica dei settori occupazionali e dei relativi indotti, abbiamo assistito a nuove forme cosiddette ‘creative’ di economie finanziario-tecnico-speculative che hanno generato quella nuova frontiera del turbo capitalismo selvaggio i cui effetti si traducono in una smisurata concentrazione di asset virtuali e ricchezze concentrate nelle mani di pochi a scapito di progressive e crescenti aliquote di disoccupazione e precarietà e quindi di nuove ondate di povertà e disagi sociali che hanno raggiunto ormai quozienti di allarmante portanza“.Mannelli ha evidenziato come “anche i territori della nostra Provincia e della nostra Città che per anni erano rimaste isole felici, hanno subito nel corso degli ultimi periodi tutti gli impatti negativi e le criticità collegate alle crisi economiche e di sistema”.
“Penso – ha aggiunto il neo presidente delle Acli -, che mai come ora, la nostra storia, i nostri valori cristiani, la nostra fede, tutti i nostri elementi fondanti e carismatici debbano essere posti nuovamente al centro del nostro lavoro per tradursi e strutturarsi in azioni a favore non solo dei nostri associati ma dell’intera collettività.
Naturalmente non abbiamo una ricetta efficace per risolvere tutti i problemi, ne disponiamo di bacchette magiche ed effetti speciali in grado di cambiare in meglio la condizione economica degli altri, ma possiamo e dobbiamo esercitare attraverso le nostre competenze , le nostre capacità, e quell’umiltà cristiana che ci caratterizza la possibilità di poter dare voce e contenuto a tutte quelle criticità e a quegli aspetti di costante precarietà che sono soventemente dimenticati e quindi irrisolti ma che, drammaticamente, caratterizzano la nostra contemporaneità”.
Grande commozione al momento dell’abbraccio con il presidente uscente, Enrico Fiori